Porta Venezia, notte di risse e paura: "Subito il presidio fisso di polizia"

L’attacco del comitato. Oggi incontro in Prefettura di Nicola Palma

Una giornata come tante in via Palazzi, durante l'emergenza profughi dall'Eritrea

Una giornata come tante in via Palazzi, durante l'emergenza profughi dall'Eritrea

Milano, 8 ottobre 2015 - Lo chiedono da tempo. E ieri mattina lo hanno ribadito pure al capo di Gabinetto della Prefettura, Ugo Taucer: «In via Palazzi abbiamo bisogno della presenza costante della polizia». Divise come deterrente per i bivacchi di profughi al Lazzaretto. Una soluzione-tampone per arginare l’emergenza, per la verità già ridimensionata in termini numerici negli ultimi giorni. La richiesta del Comitato italo-africano di liberazione di Porta Venezia ora passerà al vaglio del Comitato per l’ordine pubblico, l’organismo che settimanalmente si riunisce per affrontare i temi più «caldi» sul fronte della sicurezza in città.

In realtà, del presidio fisso di agenti (misura caldeggiata anche dal Comune) se n’è parlato più volte a Palazzo Diotti, anche se alla fine i rappresentanti di istituzioni e forze dell’ordine hanno sempre preferito l’approccio «morbido». Che i suoi frutti, va precisato, li ha pure portati. A differenza del recente passato, infatti, non si vedono più migranti in via Vittorio Veneto né ai giardini pubblici di via Palestro, soprattutto grazie all’impegno dei volontari di Fondazione Arca e dell’associazione «Cambio passo». Ai mediatori culturali va pure il merito di aver convinto giorno dopo giorno i ragazzi in fuga dal Corno d’Africa ad accettare un posto in uno dei centri d’accoglienza messi a disposizione dall’amministrazione di piazza Scala.

Un nodo mai sciolto c’è ancora, e proprio di questo si lamentano i cittadini: i bivacchi in via Palazzi. Anzi, nel tratto centrale di via Palazzi, tra via Tadino e largo Bellintani. Settanta metri o poco più. Cosa fare? Per ora non ha dato grandi risultati il servizio pomeridiano dei City Angels. E neppure hanno sortito effetti i due blitz interforze negli esercizi commerciali della zona. «Abbiamo apprezzato molto il segnale di attenzione del prefetto Tronca – fa sapere Paolo Uguccioni, uno dei fondatori del Comitato –. Ora ci auguriamo che alle parole seguano i fatti: saremo davvero soddisfatti solo quando la questione sarà superata». Intanto, pure loro si preparano a dare un contributo per rasserenare il clima a Porta Venezia: si farà presto l’annunciata festa multietnica con scambio di specialità culinarie tra italiani e africani. Un segnale di distensione per lanciare un messaggio chiaro: «Nessuno di noi ce l’ha con quelle persone, chiediamo solo decoro, dignità e lavoro». 

Infine, ieri è arrivata la replica del Comune alle accuse lanciate proprio dal Comitato – e riportate dal Giorno – sulla presenza di «baby profughi abbandonati». Ecco la nota dell’Assessorato alle Politiche sociali: «Dall’ottobre 2013, da quando è scoppiata l’emergenza profughi, Milano ha accolto 82mila persone. Di queste oltre 16mila erano minori, bambini e ragazzi a cui è stata data assistenza con un’attenzione costante che non mai è venuta meno, neanche nelle fasi più acute dell’emergenza». E ancora: «Nonostante le difficoltà emerse nella gestione nazionale dell’accoglienza che il Comune di Milano per primo ha sollevato, nessun minore è stato lasciato solo». nicola.palma@ilgiorno.net

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