Elezioni comunali, Lupi: "No al lepenismo. Parisi rilancerà la Milano liberale"

Lupi punta al centro: Sala è troppo a sinistra: "Continua a ribadire che è un uomo di centrosinistra, fa il pugno chiuso e mostra la maglietta di Che Guevara. Ma questo non dimostra forza, ma debolezza" di MASSIMILIANO MINGOIA

Il ministro ai Trasporti  e Infrastrutture Maurizio Lupi (Newpress)

Il ministro ai Trasporti e Infrastrutture Maurizio Lupi (Newpress)

Milano, 25 marzo 2016 - «La lista Milano popolare? Fin dal nome e dal simbolo che abbiamo scelto si capisce la proposta che vogliamo fare ai milanesi. Milano popolare vuole tornare a dar voce a ciò che da sempre è la forza della nostra città: il grande cuore dei suoi cittadini e della sue associazioni». Maurizio Lupi, capogruppo di Area popolare alla Camera, possibile capolista di Milano popolare alle Comunali, fa il punto con il Giorno sul progetto politico moderato e centrista.

Lupi, il candidato sindaco del centrodestra Stefano Parisi definisce la sua proposta «liberale e popolare», «lib-pop». Ci si ritrova? «Certo. Milano con Parisi diventa un laboratorio politico. Lui ci dà la possibilità di non scegliere il meno peggio, ma il candidato migliore. Noi vogliamo far tornare a votare i tanti milanesi moderati che negli ultimi anni non hanno più votato il centrodestra».

Il centrosinistra sostiene che la vostra coalizione sia troppo sbilanciata a destra. La Lega pesa troppo? «Il problema non è quanti voti sarà capace di prendere la Lega. Noi lavoriamo, come ha detto Parisi, per rigenerare una proposta che convinca i tanti milanesi che non si ritrovano nella destra lepenista di Salvini a votarci».

FI, intanto, protesta per il «giallo Parisi» nel vostro simbolo, troppo simile alla lista civica del candidato sindaco. «Parliamo di cose serie. La migliore risposta l’ha data Parisi quando ha detto che il giallo è il colore di tutta la coalizione».

Il centrodestra unito a Milano è l’eccezione o diventerà la regola in vista delle Politiche? «Le grandi proposte politiche si reggono sulle persone. A Milano questa persona esiste, è Stefano Parisi. A Roma no: la Meloni e Salvini hanno fatto una proposta politica lepenista. L’alleanza per le Politiche? Non corriamo troppo. Io sono un ragazzo di Baggio, guardo alle cose concrete».

Il centrosinistra e Sala sono battibili o no? «Il centrosinistra vive una contraddizione. Sala continua a ribadire che è un uomo di centrosinistra, fa il pugno chiuso e mostra la maglietta di Che Guevara. Ma questo non dimostra forza, ma debolezza. E quando Sala prova a dialogare con tutta la società milanese, i suoi alleati più ideologici gli impongono diktat tipo “no a quel candidato, è il male assoluto’’. Invece di aprirsi alla società, Sala si è spostato a sinistra».

Sala poco renziano? «Renzi e Sala scontano la stessa contraddizione. Renzi non ha avuto il coraggio di rompere con la sua sinistra interna, Sala alle primarie ha dovuto spostarsi a sinistra. Ma i cittadini hanno superato gli steccati del centrodestra e del centrosinistra. Vogliono proposte concrete».

Un esempio? «L’ultima proposta che ha fatto Parisi, ridurre la pressione fiscale sui commercianti, dimostra cosa significa essere liberali e popolari: il Comune non deve spremere i commercianti, perché se i negozi chiudono la città è più povera. E Milano popolare ha presentato un grande progetto: trasformare il ponte della Ghisolfa, il cavalcavia Monteceneri, in una high line verde sull’esempio di New York».

Quanto costa il parco sul ponte della Ghisolfa? «Sei milioni di euro. Il progetto è fattibile. Ora stiamo studiando i flussi di traffico nella zona: quel cavalcavia è nato negli anni Sessanta, ma ora i flussi di traffico sono cambiati e l’infrastruttura non viene più utilizzata di notte».

Qual è l’alternativa? «Il prolungamento del tunnel sotterraneo Gattamelata fino allo scalo Farini oppure un altro tipo di soluzione a seconda dei flussi viabilistici che verificheremo».

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