Milan-Juventus, intervista ad Abate: "Sono più forti, ma li batteremo"

Ignazio Abate sfida i campioni d'Italia: "Sarà bella da giocare. Uno stadio pieno, 80mila persone a dare la carica" dall'inviato Luca Guazzoni

Ignazio Abate, Sulley Muntari e Pippo Inzaghi

Ignazio Abate, Sulley Muntari e Pippo Inzaghi

dall’inviato Luca Guazzoni

Carnago (Varese), 18 settembre 2014 - Il presente è quello di bandiera del Milan. Il futuro invece è un’incognita. Ignazio Abate ha un solo obiettivo: essere protagonista assoluto nella ricostruzione del Milan. Il contratto che scade a giugno, un rinnovo che tarda ad arrivare sono nubi lontane dai suoi pensieri, sabato arriva a San Siro la Juventus in un match che dà le vertigini: «Sarà bella da giocare. Uno stadio pieno, 80mila persone a dare la carica».

Chi parte favorita? «La Juventus è la squadra più forte di tutte, i valori alla fine emergeranno in classifica: hanno vinto tre scudetti, si conoscono a memoria. Ma in 90’ può succedere di tutto».

Dalla depressione all’euforia: cosa è cambiato in pochi mesi? «Arrivare allo scontro diretto con la Juve a punteggio pieno è un sogno che cullavamo dal ritiro. La nostra squadra rispecchia il manico dell’allenatore e Inzaghi ha riportato entusiasmo e regole».

Leggo una bordata a Seedorf... «La scorsa stagione alcuni avevano preso un brutto andazzo. Arrivavano a Milanello per “timbrare il cartellino” e poi tornare a casa. Ora è diverso. Pippo è tosto, un tecnico esigente che pretende il rispetto reciproco. In passato non era così scontato».

Leggo una bordata a Balotelli... «Mario non c’entra nulla. È cambiato lo spirito del gruppo. Siamo lo specchio dell’anima di Inzaghi: lo si nota quando dalla panchina i compagni esultano per una rete ed entrano in campo per abbracciarci».

Il simbolo di questo rinnovato spirito è forse il panchinaro di lusso Abbiati? «Tolga pure il forse. Christian è un pilastro dello spogliatoio, si è messo a disposizione di tutti e ci carica prima di ogni partita. È un segno del destino che debba giocare contro una rivale contro la Juventus».

Tra i nuovi arrivi ha impressionato Menez. Che gol ha fatto contro il Parma? «Fantastico. Degno del miglior Ibrahimovic. Io dal campo non mi ero reso conto della magia, ma quando l’ho rivisto...»

Jeremy genio e sregolatezza? «Di sregolatezza non ne abbiamo ancora vista. È sempre il primo a presentarsi agli allenamenti, ha mostrato attaccamento e spirito di sacrificio. Ha messo su famiglia e avuto un figlio. Queste cose ti segnano e questi cambiamenti li porti in campo. Ma le etichette sono dure da togliere».

Il Milan è cambiato tatticamente: più corto, più veloce a ripartire e più offensivo sulle corsie esterne... «Difendiamo da squadra con gli attaccanti che tornano molto. Con la Lazio abbiamo difeso molto bassi e abbiamo colpito in contropiede, con il Parma però abbiamo fatto noi la partita».

Due assist consecutivi. Se all’intensità e alla corsa aggiunge anche il cross... «Pippo ci chiede di arrivare sul fondo e metterla in mezzo. Il trucco è anche questo».

Questo suo inizio è un messaggio a Conte? «Accetto tutto. Le critiche, gli elogi. Ma non sopporto che mi si accusi di scarsa serietà e professionalità. Sono uno dei punti di riferimento del gruppo. Non ho bisogno di mandare messaggi».

E sul rinnovo? Quel contratto è in scadenza... «Il mio agente ne sta parlando con la società. Il Milan conosce le mie esigenze, Galliani è soddisfatto del mio lavoro e una soluzione si troverà. Poi ci sono tanti fattori che potrebbero far cambiare le cose. Ciò che mi ha fatto male è stato leggere le cifre che avrei richiesto per firmare. Cifre ben lontane dalla realtà».

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