Expo, costi lievitati per quattro cantieri: il nodo dei conti è ancora irrisolto

Da Casa Italia alle Vie d’acqua, dalla rimozione delle interferenze alla piastra, l’Avvocatura di Stato dà il suo parere

Expo, Padiglione Italia

Expo, Padiglione Italia

Milano, 27 maggio 2015 - Il fascicolo è approdato nei giorni scorsi sulle scrivanie di Expo spa. Si tratta del parere dell’Avvocatura di Stato sui costi aggiuntivi di quattro cantieri dell’evento, ancora in sospeso: la rimozione delle interferenze, la piastra, le vie d’acqua sud e Padiglione Italia. La partita è aperta da mesi. Dopo essersi aggiudicate gli appalti con sconti d’acciaio, dal 23% con cui Maltauro ha ottenuto i lavori per il canale da Expo alla Darsena di Milano al 42,5% messo sul piatto dalla Cooperativa muratori e cementisti (Cmc) di Ravenna per rimuovere le interferenze e pulire i terreni di Rho-Pero, tra ritardi, varianti e proroghe, le società hanno presentato agli organizzatori consuntivi ritoccati al rialzo.

Per il Padiglione Italia, ad esempio, l’impresa edile Italiana Costruzioni ed Expo spa hanno mediato un consuntivo di 92 milioni di euro, il 50% in più rispetto ai 63 milioni iniziali. Soldi con cui pagare, tra le altre cose, le modifiche ai progetti e i salari degli oltre 500 operai impiegati nelle ultime settimane per consegnare in tempo i lavori. Ciò nonostante, i padiglioni sono arrivati in ritardo: l’Unione europea ha potuto aprire una settimana dopo l’inaugurazione, Confindustria ha dovuto stringere i denti per tagliare il nastro domani, quando a Expo si svolgerà l’assemblea annuale dell’associazione, e Regione Lombardia ha deciso di chiudere i battenti per una settimana e ristrutturare i propri spazi.

Il parere dell’Avvocatura è uno dei passaggi indispensabili per chiudere l’accordo con le imprese edili. Sulla base di queste osservazioni i legali di Expo, società pubblica, formulano le proprie condizioni alle ditte appaltatrici. È la fase uno. Quando saranno definite la transazione e la cifra da saldare, le carte passeranno in mano all’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), guidata da Raffaele Cantone, che dovrà dire la sua sull’accordo che Expo spa intende firmare. Il commissario unico dell’evento, Giuseppe Sala, aveva cercato di chiudere i conti in sospeso prima dell’inaugurazione, ma Cantone era stato cauto sui tempi. Lo stesso fascicolo consegnato nei giorni scorsi riguarda la transazione con Cmc ma non il quartetto di appalti al completo. 

La rimozione delle interferenze è stato il primo cantiere assegnato da Expo spa. In gergo tecnico si definisce così la preparazione dei terreni per una nuova costruzione. La base d’asta è di 97,2 milioni di euro, il colosso ravennate dell’edilizia sbaraglia la concorrenza con un’offerta di 58,5 milioni di euro, il 42,8% in meno. I lavori iniziano a novembre del 2011, ma da allora la cooperativa si vede riconoscere 28 proroghe per forza maggiore e altre 302 per varianti riconosciute. I conti lievitano: nel complesso, 37,9 milioni di euro in più, che azzerano lo sconto riportando i costi al livello della base d’asta. Expo deve anche definire il rimborso aggiuntivo con Mantovani, che ha realizzato la piastra del sito, ossia le infrastrutture principali, dopo aver vinto con il 41,8% di ribasso la gara da 272 milioni di euro, e con Maltauro per le vie d’acqua sud.

luca.zorloni@ilgiorno.net

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