Expo, scontro sulla scenografia da Oscar, Ferretti: tutto bloccato, vi querelo

L’ira dell’artista: «Ci ho lavorato tre anni. Non usate più il mio nome» di Giambattista Anastasio

Dante Ferretti

Dante Ferretti

milano, 8 aprile 2015 - L'ira di Dante Ferretti si abbatte sull’Expo di Milano. Lo scenografo tre volte premio Oscar ha fatto pervenire al commissario unico dell’evento, Giuseppe Sala, una lettera firmata dall’avvocato Giorgio Aurimma nella quale rende pubblica la sua «opposizione ad ogni realizzazione riduttiva» dell’allestimento da lui ideato proprio per il sito espositivo e si dice pronto «ad avvalersi di ogni mezzo legale idoneo a salvaguardare il frutto della sua creazione intellettuale». Non solo: Ferretti diffida la società Expo dall’associare la sua immagine a quella di un evento del quale è stato, solo fino a ieri, firma pregiata e ambasciatore nel mondo. E, non bastasse, fa sapere che il primo maggio non parteciperà all’inaugurazione della kermesse. Interpellato sul caso, Sala dice che «non sa rispondere. Devo informarmi». Da Taiwan, dove sta lavorando a «Silence», nuovo film di Martin Scorsese che lo ha voluto al suo fianco per la nona volta, Ferretti comunque non indietreggia.

Ferretti, che succede? «Lavoro da almeno tre anni all’allestimento del Decumano, una delle due vie che attraverserà il sito Expo insieme con il Cardo. La progettazione è stata conclusa per tempo, la gara per l’affidamento dei lavori, invece, è stata aggiudicata dalla società di gestione dell’evento solo una settimana fa e ad aggiudicarsela è stata Cinecittà. È quindi evidente che non ci sono i tempi tecnici per realizzare l’allestimento entro il primo maggio, non come l’ho ideato io».

Quanto tempo occorre? «Almeno un mese e mezzo di lavoro, se non due. Non a caso mi si dice che l’allestimento potrebbe forse essere inaugurato il 2 giugno, per la festa della Repubblica. Ma io a questo punto non ci sto più: non accetto realizzazioni parziali. E anche ammesso che recuperino il tempo perso, la qualità del progetto per me è fondamentale. Ho un nome da difendere e diffido Expo dall’usarlo».

Ha parlato con Sala prima di coinvolgere i suoi legali? «L’ho chiamato più volte al cellulare ma non mi ha mai risposto. Questa vicenda mi ferisce perché ho sempre voluto metterci la faccia sull’Expo. Nel 2013 il Moma di New York mi ha dedicato una mostra lunga 6 mesi e io ho voluto portare l’Expo anche lì, attraverso due statue ispirate all’Arcimboldo. Mi sono sempre speso per l’evento. E questo è il ringraziamento».

È vero che non parteciperà all’inaugurazione dell’Expo? «Ho già comprato il biglietto aereo per Milano ma non lo userò. Che vengo a fare? Vengo a vedere un allestimento che non c’è o arrangiato alla meglio? No, io non posso proprio metterci la faccia».

Spieghi, infine, in che consisteva il suo allestimento. «In estrema sintesi: lungo il Decumano ci sarebbe dovuta essere la riproduzione artistica di un mercato con otto postazioni e, in alcuni tratti, specchi d’acqua e barche. Ad oggi nulla è stato fatto».

giambattista.anastasio@ilgiorno

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro