Ave Cesare e Laioung è il nuovo fenomeno della trap music: l'intervista/ VIDEO

Domenica 23 aprile l’artista incontrerà i fan al Mondadori Megastore di Milano, il 26 alla Feltrinelli di Brescia mentre il 2 maggio sarà a Varese e a Como

Il trapper Laioung

Il trapper Laioung

Milano, 22 aprile 2017 - Quando sei convinto che, in poco più di due anni, quello che la trap music italiana aveva da dire sia ormai stato detto e ridetto, ecco arrivare Laioung con un album granitico come “Ave Cesare – veni, vidi, vici”, hip hop elettronico allo stato puro. Il 21 aprile il rapper e producer ha pubblicato per Sony Music il suo disco d’esordio, (composto da 2 cd) che, in poche ore, è schizzato in vetta alla classifica ITunes. Nato nel 1992 a Bruxelles da madre sierraleonese e padre pugliese, il vero nome di Laioung è Giuseppe Bockarie Consoli. Oggi fa base a Milano ma la sua vita in continuo movimento fra Parigi, Londra, il Canada e l’Italia, lo rende a tutti gli effetti cittadino del mondo e artista dal ricco bagaglio culturale (e spirituale). Diciotto brani in cui generi e stili diversi s’intersecano per dar vita a ritmi urbani con basi di impatto e melodie dal sapore squisitamente r’n’b. Oltre a mettere in campo la sua storia personale, Laioung dà voce alle seconde generazioni, parlando di quartieri metropolitani occidentali ma anche di Africa, rivendicando la possibilità di farcela partendo dal basso e senza contare su nessuno, dando sostanza ad un modello positivo per tantissimi giovani. Fiero delle sue umili origini, Laioung è già proiettato in un futuro più che promettente, grato per il suo passato ma con i piedi ben saldi al presente.

Ha vissuto un po’ ovunque, canta, scrive, produce e suona. E ha solo 24 anni. A 30 cosa farà?

“Credo sarò semplicemente l’evoluzione di ciò che sono ora, con qualche esperienza in più sulle spalle perché, ogni giorno, il mondo ha qualcosa di nuovo da insegnarti. Immagino che la mia musica evolverà insieme a me, magari con qualche parte acustica in più, lasciando maggior spazio alla voce e ai suoni semplici anche se, in realtà, tutto dipenderà dalle cose che vivrò nel frattempo”.

In effetti, quello che davvero la differenza dai colleghi che fanno musica di questo genere - autotune o meno - è il fatto di saper realmente cantare. Ha studiato musica lei?

“In realtà sono un autodidatta, ma la musica è la grande passione della mia vita. Sono praticamente nato respirando musica. Mia madre è una cantante rap, mio padre suona sette strumenti diversi e mio nonno era un tenore. Da adolescente, avevo solo 12 anni, ho scoperto la composizione elettronica e da lì ho capito che la musica mi avrebbe accompagnato per sempre…”

In poche ore l’album è schizzato in vetta alle classifiche (subito numero uno su ITunes). Se lo aspettava un successo del genere?

“A dire il vero non riesco ancora a crederci. Finalmente, grazie alle ali di Sony Music, posso spiccare il volo. È bello vedere che un team di professionisti riesca a valorizzare tanto la mia musica che prima, invece, non aveva il giusto merito. In generale, comunque, cerco sempre di fare passi più lunghi della gamba ma raggiungere un successo simile è per me come vivere in un bellissimo sogno”.

I suoi brani parlano tanto di lei ma anche di Africa, multiculturalismo e rivalse. Si sente un po’ il simbolo delle seconde generazioni? RRR Mob (il primo collettivo musicale nato in Italia interamente composto da ragazzi di seconda generazione, meticci o figli di immigrati) in questo senso è una squadra perfetta…

“Direi proprio di sì. Ormai mi sento in dovere di esserlo e di rappresentare al meglio le seconde generazioni. Non lo dico con alcuna presunzione, non è qualcosa che ho scelto, è uno stato d’animo. Attraverso la musica ho aperto il mio cuore raccontando la mia storia, la povertà, le sofferenze e i fan si riconoscono in ciò che dico. Quando suono dal vivo capita sempre più spesso che il pubblico canti insieme a me, se non addirittura al posto mio, e questo anche perché si rispecchiano nei testi. Una sensazione unica”.

Tra l’altro, a differenza dei colleghi, i suoi testi non sono un concentrato di parolacce e il linguaggio sembra estremamente soppesato. Come mai?

“È perché non conosco nessuna parolaccia (ride, ndr.). In realtà si tratta di una scelta del tutto personale. Mia madre mi ripeteva spesso: ‘la vera musica è per sempre ma quel tipo di linguaggio non ti rispecchia affatto…’. Così, pur di renderla felice, decisi di usare un vocabolario che riflettesse più da vicino la mia personalità. Da quando non mi esprimo più a parolacce, devo confessare che mi sono successe solo cose belle, come se tutto ciò di cui parlo nelle mie canzoni si avverasse. Questo è un po’ il mio segreto… forse non dovevo dirlo? (ride, ndr.)”.

“Quando troverai la felicità, la tua vita sarà meravigliosa…”, canta nella traccia “Nuova Italia”. Lei, la felicità, l’ha trovata nella musica?

“Senza dubbio. L’ho trovata nella passione che anima il mio lavoro giorno dopo giorno, nello scoprire me stesso, nella gioia di alzarmi con la voglia di fare, cantare, comporre. Ma la trovo anche nell’arte, nel cucinare e in molte altre piccole cose. Grazie a tutto questo non mi sono focalizzato sui tanti problemi”.

Nel brano insieme a Guè Pequeno invece canta “Vengo dal basso e voliamo alto…”. Quanto conta l’ambizione?

“Oggi l’ambizione è tutto. Con il Web chiunque può provare a sfondare ed è anche più facile che ce la faccia. Tuttavia, la competizione è molto vasta e per riuscire davvero occorre affiancare al talento anche duro lavoro, disciplina e costanza”.

“La capitale della moda è la mia casa nuova” dice in “Milano City Gang”. Ci si trova bene qui?

“All’inizio non del tutto. Oggi posso dire di starci abbastanza bene. Qui riesco a lavorare con buoni risultati ma soprattutto sono riuscito a portare i miei fratelli con me, fuori dalla strada, fino ad approdare a una major come Sony. Vivere a Milano non mi impedisce di viaggiare e di visitare l’Italia e comunque, questa città, mi ha dato un’enorme occasione che non voglio lasciarmi certo scappare”.

Qual è il suo messaggio per i giovani?

“Un messaggio di assoluta positività. Mi rivolgo soprattutto ai tanti ragazzi tristi, a quelli poveri. A loro voglio dire che la sofferenza che vivono ha un valore enorme e che, il fatto di non avere soldi, non deve essere una ragione per sentirsi delle nullità. Se ci si focalizza sulle proprie passioni, la vita può essere ugualmente bella e i soldi, prima o poi, arriveranno. Amare la vita, la propria famiglia e preservare i propri sogni: è quanto di più prezioso abbiamo”.

Domenica 23 aprile l’artista incontrerà i fan al Mondadori Megastore di Milano (alle 15), il 26 alla Feltrinelli di Brescia (alle 17.30) mentre il 2 maggio sarà a Varese (alle 15) e a Como (alle 18).

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro