NICOLA PALMA
Cronaca

Ubriaca, a fari spenti e contromano: condannata a 12 anni per omicidio

La 39enne provocò un incidente in viale Rubicone uccidendo un uomo

Il tragico incidente del 2014

Il tragico incidente del 2014

Milano, 26 settembre 2017 - Ubriaca e drogata. Contromano a fari spenti per 10 chilometri in tangenziale. Incurante di una macchina della polizia messa di traverso per fermarne la folle corsa. Una corsa che si concluse in maniera tragica, alle 2 del 19 marzo 2014: drammatico schianto all’altezza di viale Rubicone con un morto e un ferito, rispettivamente conducente e passeggero della Citroen Berlingo travolta a forte velocità.

Per quell’incidente, l’automobilista di una Bmw, la 39enne Virginia S., è stata ora condannata in via definitiva dalla Cassazione a 12 anni e 10 mesi di carcere. Una sentenza pesantissima, a totale conferma del verdetto emesso il 23 marzo 2016 dai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano, che a loro volta avevano invece ridotto l’iniziale pena inflitta dal gup di 14 anni e 10 mesi dal gup (con la concessione delle attenuanti generiche). Ecco come andò quella notte, secondo la ricostruzione degli investigatori. Il bolide guidato dalla 39enne viene segnalato contromano in tangenziale Nord. Una pattuglia della polizia stradale di Arcore riesce a intercettare la Bmw (che viaggia a fari spenti) e cerca di bloccarne la marcia azionando la sirena e mettendosi al centro della carreggiata, ma viene schivata e parzialmente speronata. La corsa impazzita prosegue sulla statale 35 fino allo svincolo di viale Rubicone, lì dove avviene l’impatto con la Berlingo guidata da Carmine Domenico Menna: il conducente muore subito dopo il ricovero in ospedale, il passeggero Teddy S.H. riporta gravi lesioni (che necessiteranno di numerosi interventi chirurgici) giudicate guaribili in più di 40 giorni.

Gli accertamenti dei vigili faranno emergere che Virginia S. si era messa alla guida quella sera dopo aver assunto alcol (tasso di 1,89 contro un limite tollerato di 0,50) e cocaina, ignorando peraltro un provvedimento di sospensione della patente (con scadenza 14 novembre 2014) comminatole per un’omissione di soccorso di un pedone da lei stessa investito qualche mese prima. Senza contare tre telefonate e altrettanti sms ricevuti durante quei 7 minuti (bastati a percorrere 10,2 chilometri). «La deliberata condotta della S. – scrivono i giudici – rende palese che costei non ha soltanto agito imprudentemente, guidando a elevata velocità di notte, a fari spenti, contromano, senza patente e ubriaca, un’auto potente, ma ha portato alle estreme conseguenze una condotta perseguita e voluta, come dimostrato dall’abilità con cui ha evitato gli ostacoli che si frapponevano al suo procedere, spegnendo le luci, usando il telefono, del tutto incurante degli altri utenti della strada». Di conseguenza, a dispetto di quanto sostenuto dai legali dell’imputata, il reato non va ricondotto alla fattispecie giuridica della «colpa cosciente», bensì al «dolo eventuale». In pratica: quella notte, Virginia S. agì con la precisa coscienza e volontà di attuare l’evento lesivo.

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