Ex giocatore ucciso, la Cassazione: "Raffaele Rullo non è malato, solo un assassino"

Le motivazioni con cui la Suprema Corte ha confermato l’ergastolo al 40enne di Quarto Oggiaro e alla madre per l'omicidio di Andrea La Rosa

Raffaele Rullo, 40 anni, in aula con la madre Antonietta Biancaniello, 64

Raffaele Rullo, 40 anni, in aula con la madre Antonietta Biancaniello, 64

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Milano - Un rapporto "insano e malato" quello tra madre figlio, per la giustizia italiana complici di un omicidio premeditato. Ma per la Cassazione, questo non vuol dire che Raffaele Rullo fosse “malato“ in senso medico-legale, cioè non totalmente capace di intendere e volere quando uccise l’amico ex calciatore Andrea La Rosa facendosi aiutare dalla mamma. Per i giudici è solo "in senso etico-sociale" che va considerato il rapporto patologico di quella strana coppia. Anche questo si legge nelle motivazioni della sentenza che mesi fa ha reso definitiva la condanna all’ergastolo dei due assassini di La Rosa, respingendo l’ultimo tentativo della difesa Rullo di riaprire il processo ottenendo un perizia che potesse dimostrare non pienamente in sé l’ex impiegato. Rigettando la richiesta, la Suprema Corte spiega che la sentenza d’appello è stata "chiara nell’evidenziare l’assenza di qualunque disturbo di origine mentale o psichico, e quindi nell’individuare le ragioni alla base del formulato giudizio di insussistenza di dubbi plausibili sulla piena capacità di intendere e di volere" di Rullo.

La difesa invece aveva puntato tutte le carte proprio sul rapporto "patologico" tra il figlio oggi 40enne e la madre Antonietta Biancaniello, 62 anni, pure lei condannata all’ergastolo per aver aiutato il figlio a uccidere La Rosa dopo aver stordito il poveretto con un sonnifero, averlo accoltellato in modo non letale e infine, non essendo ancora riusciti nell’impresa, averlo chiuso in un bidone in cui versarono dell’acido. E tutto per qualche decina di migliaia di euro, come sempre per soldi (quelli di un’assicurazione sulla vita) la diabolica coppia aveva tentato di uccidere in precedenza (simulando un suicidio) anche la moglie di Rullo, che fortunatamente si salvò. Per la Corte d’assise d’appello milanese, ultima a negare l’indagine psichiatrica su Rullo e la madre, "ad essere invero indubbiamente 'patologici', nel caso di specie, erano stati 'solo i rapporti tra madre e figlio' e 'malata' è certamente l’idea di maternità tutelante e dovere genitoriale formatasi nella mente di Biancaniello".

Respinto, dalla Cassazione, anche un altro argomento di ricorso che, se accolto, avrebbe pouto evitare ai due omicidi il carcere a vita. La difesa aveva provato a sostenere che l’intenzione dei due era stata quella di infilare La Rosa nel bidone per distruggerne il corpo con l’acido credendolo già morto (ancora non lo era, invece). Secondo questa ardita ricostruzione, Rullo e mamma sarebbero stati responsabili di un tentato omicidio (nella prima fase) e di un omicidio colposo (seconda fase) quando credevano già defunta la loro vittima e dunque non avevano più intenzione di ucciderla con l’acido. La Cassazione, in sintesi, ha osservato che comunque sia alla fine i due avevano raggiunto quel che fin dall’ inizio era stato il loro unico scopo: uccidere La Rosa.

 

 

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