Migrazioni e futuro dell’Europa: il linguaggio di pace della scienza

Veronesi: con le armi e senza dialogo non ci saranno cibo e diritti

Umberto Veronesi (Lapresse)

Umberto Veronesi (Lapresse)

Milano, 5 novembre 2016 - Sono un estremista, un pericoloso pacifista, dicono alcuni, e devo dire che la definizione non mi dispiace. Ritengo infatti che la convivenza pacifica sia l’unica scelta razionale di cui l’uomo dispone, anche oggi, in un mondo in cui persino le guerre sono cambiate e cambiano con rapidità crescente. Diseguaglianze feroci, interventi militari “intelligenti” che da decenni si propongono di risolvere e invece accendono nuovi focolai, terrorismo diffuso sono alcuni dei nuovi fronti su cui si combatte e si muore oggi. La risposta convenzionale con le armi non solo è sbagliata sul piano morale, è anche inutile, antieconomica e non funziona. Finché a parlare sarà l’intelligenza delle armi non ci sarà un accesso equo alle risorse, non ci saranno cibo e diritti per tutti, non potremo parlare di vero sviluppo economico né di progresso reale. L’alternativa qual è? Quella antica e attualissima dell’educazione, del dialogo e del confronto. Per questo otto anni fa ho voluto dare vita al movimento Science for Peace con la Fondazione che porta il mio nome, insieme a grandi donne e grandi uomini, amici che hanno abbracciato una comune visione del futuro.

Come ogni anno a novembre una conferenza internazionale affronta alcune delle questioni globali che sono alla radice dei conflitti di oggi. Quest’anno l’appuntamento è dedicato all’Europa e alle migrazioni. Il numero di richiedenti asilo in Europa è raddoppiato negli ultimi due anni, molte richieste giungono da cittadini siriani, afghani e iracheni. L’Italia, naturale braccio verso il Mediterraneo, l’Africa e il Medio Oriente, da anni affronta il dramma di sbarchi e naufragi di chi si lascia alle spalle una tale disperazione che persino un viaggio disumano e la tratta più spietata sembrano uno scotto accettabile.

Discuteremo il tema in tutti i suoi aspetti, dall’analisi dei dati sui flussi migratori agli aspetti economici, politici e umanitari. Tengo a sottolineare il titolo che abbiamo scelto, “Le migrazioni e il futuro dell’Europa”. E per farlo parto proprio dal suo contrario, dal passato. Ricorderei ai sostenitori dei nazionalismi senza memoria che la storia dell’Europa è fondata sulle migrazioni. L’abbiamo imparato a partire da Virgilio e dall’epopea di Enea e Anchise in fuga dalle macerie di Troia: Roma e il suo impero iniziano con un extracomunitario ante litteram che porta sulle spalle il vecchio padre. Così, attraverso i secoli e le generazioni, gli spostamenti di genti che hanno attraversato il continente lo hanno formato come oggi lo conosciamo. Noi europei parliamo lingue diverse ma condividiamo una cultura e un’identità secolare. Sul disastro della seconda guerra mondiale abbiamo avviato un processo epocale che dovrebbe essere un faro di civiltà nel mondo, una federazione di stati liberi, senza confini e senza nazionalismi, governati da rapporti di diritto e non di forza. I giovani di oggi si riconoscono europei, perché in Europa studiano, viaggiano, coltivano amicizie, amori e passioni, lavorano. Varcare i confini è naturale, così come lo sono la libertà di movimento e di pensiero.  E questo è un patrimonio di civiltà che auspico sapremo difendere dalla paura degli “invasori”, mantenere e anzi estendere a chi cerca rifugio.  Il futuro che ci stiamo giocando passa anche da come sapremo rispondere a questa situazione globale. E la scienza ha molto da dire sull’argomento: non è infatti neutrale come molti pensano, al contrario, deve sempre rivendicare il suo obiettivo primario, ovvero portare giovamento all’umanità. Deve prendere posizione e offrire i suoi strumenti migliori, ovvero un linguaggio universale, pacifico e obiettivo per sua intrinseca natura e un approccio razionale alla risoluzione dei problemi. La scienza ci può tendere una mano per ragionare liberi da paure e pregiudizi, e mai come oggi ne abbiamo bisogno. * Professore, presidente Science for Peace e fondatore della Fondazione Veronesi

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