ANNAMARIA LAZZARI e NICOLA PALMA
Cronaca

Milano, incidente sul lavoro: la ditta come una famiglia e il dramma dei due fratelli

Giancarlo si è buttato invano per salvare Arrigo: sei intossicati, tre morti

INCHIESTA  Gli investigatori nell’area della fabbrica

INCHIESTA Gli investigatori nell’area della fabbrica

Milano, 17 gennaio 2018 - Erano quattro in arresto cardiaco, e i soccorritori del 118 hanno cercato in ogni modo di far ripartire il loro cuore, dopo che i pompieri li hanno tirati su, e un caposquadra è stato portato al Niguarda, e altri due loro colleghi operai, intossicati ma non in pericolo di vita, sono finiti alla clinica Città Studi per averci provato prima. Una decina di scalini che scendono nella fossa del forno, e diventano una montagna da scalare quando un veleno spezza il respiro.

Marco Santamaria, l’elettricista che cercava un guasto, e Arrigo Barbieri, il responsabile dell’azienda che l’accompagnava, sono spirati praticamente in ambulanza: i medici dell’ospedale Sacco, quando l’elettricista è arrivato, non hanno potuto che constatarne la morte, a 42 anni, e quelli del San Gerardo non hanno potuto fare nient’altro per Arrigo, di 57. Suo fratello Giancarlo, di 61 anni, l’hanno portato al San Raffaele, ed è lui – sceso per primo nella fossa satura probabilmente di azoto per cercare di salvare Arrigo, lui che andrà in pensione la prossima estate e che in fabbrica era addetto all’addestramento degli operai più giovani e inesperti – che ieri sera lottava ancora in terapia intensiva, attaccato alla macchina della circolazione extracorporea, dopo più d’un arresto cardiaco e dopo esser stato più volte rianimato. Giuseppe Setzu di 49 anni, l’eroe, quello che nella fossa s’è buttato anche quando gli altri uscivano col respiro spezzato, l’ha seguito fin lì, anche lui attaccato a un’altra macchina che gli pompava il sangue. Ma il suo cuore non mandava neanche il più piccolo segnale, e l’hanno dovuto dichiarare morto. Anche lui.

Sono buone, invece, le condizioni di Alfonso Giocondo, 47 anni, uno degli addetti che si è lanciato nella fossa per tirare fuori i colleghi. Il fratello Massimo e la moglie Maria Miranda l’hanno raggiunto poco prima delle 21 di ieri alla clinica Città Studi, dove il lavoratore è tenuto sotto osservazione nella Sala Rossa del pronto soccorso. «È cosciente e i suoi parametri sono regolari ma è sconvolto –- dice Massimo – perché ha appreso della morte dei suoi colleghi consultando le notizie sul cellulare: era convinto che si fossero salvati». L’operaio, originario di Albiate e padre di due figli di 13 e 16 anni, non lavorava nel forno interrato dove si è verificato l’incidente, bensì nel reparto di fianco: «Ha visto un collega che scappava gridando aiuto e si è recato nel luogo dell’incidente. Si è calato due volte nel forno quando ha capito che c’erano i suoi colleghi sottoterra: una prima volta senza maschera, la seconda indossandola ma non riusciva a respirare a causa dell’aria irrespirabile. Si è sentito male ed è svenuto in ambulanza».

La moglie, Maria Miranda, a cui il marito aveva telefonato spiegando di essere all’ospedale perché non si sentiva bene, ha aggiunto che l’azienda dove il marito lavora dal 2001 «è molto attenta alla sicurezza: chi non porta il casco è subito richiamato. Mi ha ripetuto che non si spiega cosa sia potuto succedere».

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