Altro colpo da Dolce e Gabbana: sparite 7 pellicce da 300mila euro

Dopo i tre abiti rubati nel 2015, nel mirino il negozio di corso Venezia

La boutique di Corso Venezia

La boutique di Corso Venezia

Milano, 26 settembre 2016 - Il marchio Dolce & Gabbana continua a far gola ai ladri. Dopo il caso dei tre capi d’alta moda da 74mila euro rubati nell’estate del 2015 (e ritrovati dai carabinieri), settimana scorsa, alle 2 di pomeriggio del 19 settembre, è andato in scena il secondo colpo: sette pellicce di visone ed ermellino per un valore commerciale di circa 300mila euro sono sparite nel nulla durante le operazioni di carico e scarico merci nei pressi della boutique della griffe in corso Venezia 13. Modalità del tutto analoghe a quelle del raid dello scorso settembre, quando si volatizzarono tre pezzi unici della collezione "Taormina". I responsabili del punto vendita in pieno centro hanno sporto denuncia alle forze dell’ordine. Sperando nel lieto fine pure stavolta, anche se al momento non sembra esserci alcun legame tra i due raid. Il precedente è freschissimo: proprio qualche giorno fa i carabinieri del Nucleo operativo della compagnia Duomo hanno recuperato tre vestiti preziosissimi.  Un abito in pizzo verde con applicazioni di pietre in vita: 20mila euro. Uno in organza con motivi floreali dipinti a mano: 30mila euro. Un vestito di seta rosso a pois bianchi con decorazioni crochet: 24mila euro. Che fine avevano fatto? Ecco la storia. Nel settembre del 2015, un dipendente della boutique di D&G denuncia ai carabinieri di Legnano (lì c’è un polo produttivo della maison) il furto degli abiti extra lusso. Scattano le indagini della Duomo. I segugi di via Fosse Ardeatine hanno pochissime informazioni in mano, ma mese dopo mese riescono con pazienza a ricostruire il puzzle. E arrivano in un negozio di via Brera, dove ritrovano l’abito bianco da 30mila euro. A quanto risulta al momento agli investigatori, il titolare dell’esercizio commerciale era all’oscuro del furto, tanto che teneva il capo griffato in bella vista. Dove l’ha preso? E qui compare una sessantenne di nazionalità spagnola con un passato da indossatrice, che, secondo l’ipotesi dei carabinieri, avrebbe preso in consegna i tre capi e ne avrebbe poi piazzato uno in conto vendita (cioè affidandolo al rivenditore in attesa di ricevere una lauta percentuale sull’eventuale acquisto del capo).  Stanata dai militari, la donna, incensurata e ora indagata per ricettazione, ha negato di sapere quale fosse la provenienza dei vestiti, cercando pure di sminuirne il valore. Giustificazione che ovviamente non ha convinto gli inquirenti. D’altro canto, va sottolineato che in un secondo momento l’ex modella ha collaborato con i carabinieri della Duomo, consegnando spontaneamente gli altri due abiti svaniti nel nulla: erano custoditi in un soppalco della camera da letto di casa sua, ben riposti e protetti da una busta di cellophane. Adesso non resta che risalire agli autori materiali del furto e ricostruire la rete di contatti con la spagnola e con altre persone magari collocate a un livello più alto della piramide.

 

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