Marito e moglie, carabinieri eroi: "L'accoltellatore? Riconosciuto da viso e scarpe"

Filippo Consoli e Nicoletta Piccoli sono i coniugi carabinieri che in Centrale hanno bloccato Aleksander Mateusz Chomiak il polacco accusato di aver accoltellato una turista a stazione Termini

I coniugi carabinieri che hanno bloccato l'accoltellatore di Termini

I coniugi carabinieri che hanno bloccato l'accoltellatore di Termini

Milano - L’altra notte hanno dormito tre quarti d’ora. Ai loro due bimbi piccoli, che li aspettano a casa da due giorni, non hanno ancora raccontato nulla. "Lo scopriranno di sicuro prima dalla televisione". Filippo Consoli, 36 anni, e Nicoletta Piccoli, 37, sono i due carabinieri, marito e moglie, che martedì hanno riconosciuto e bloccato alla stazione Centrale di Milano Aleksander Mateusz Chomiak, ricercato con l’accusa di tentato omicidio per l’accoltellamento della turista israeliana Abigail Dresner il 31 dicembre alla stazione di Roma Termini. La coppia (entrambi lavorano alla caserma Montebello di Milano, lui al Radiomobile e lei in infermeria) era fuori servizio e stava tornando a casa a Iseo, in provincia di Brescia.

Quando avete visto l’uomo? "Appena siamo saliti sul treno per Brescia – risponde lui –. Il 2675 delle 17.50. Eravamo gli unici sul vagone, il nostro sguardo si è subito posato su quell’uomo che era seduto al piano superiore del primo vagone".

Come l’avete riconosciuto? "Avevo in mente il suo viso, grazie ai video divulgati, e mi sono reso conto che verosimilmente poteva essere lui. I vestiti erano gli stessi immortalati il 31 dicembre, di colore nero. Indossava pure lo stesso cappellino nero con un logo e “inconfondibili“ scarpe rosse".

Quando quell’uomo ha capito che sospettavate di lui? "Io – continua Nicoletta Piccoli – mi sono qualificata con il controllore, come da prassi, e lui deve avermi notata mentre mostravo il tesserino, intuendo probabilmente che fossimo appartenenti alle forze dell’ordine. Così si è alzato, ha preso le buste da supermercato che aveva con sé ed è sceso".

A quel punto? "Io e mia moglie – sottolinea Cosoli – abbiamo lavorato in sinergia, dividendoci i ruoli. Il primo pensiero è stato quello di bloccarlo ma agendo in sicurezza, per tutelare sia noi sia i passeggeri che all’ora di punta affollavano la Centrale. Potenzialmente quell’uomo poteva essere armato (e infatti aveva nella tasca destra un coltello da cucina e un cutter, oltre a un altro coltello nel sacchetto), quindi ne ho agevolato la discesa senza perderlo di vista. Nel frattempo ho chiamato al telefono il Nucleo Radiomobile e mia moglie è andata fisicamente al presidio Polfer. Poi l’ho seguito dal binario 10, dove ci trovavamo, al binario 12, e quando ho visto i colleghi arrivare l’ho bloccato".

In che condizioni era Chomiak? "Stanco, disorientato e poco lucido – sottolinea Piccoli –. Una volta ammanettato non ha opposto resistenza, è stato collaborativo. Non ha pronunciato parole. Ma quando gli abbiamo mostrato il suo volto sullo schermo del telefono ha annuito".

Avete avuto paura? "La paura è normale – dice Consoli –, ti porta a non esagerare, a non agire d’impulso ma sempre con criterio".

Quando vi siete conosciuti? "Dodici anni fa a Legnano, dopo essere diventati carabinieri. Io – sottolinea Piccoli - sono originaria di San Salvo, in provincia di Chieti. Mio marito è di Iseo. Ci siamo sposati nel 2016".

Dopo l’azione eroica è il momento del riposo? "Da domani (oggi, ndr) siamo in vacanza. E non vediamo l’ora di andare a casa dai nostri figli".

 

 

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