La Cassazione: il centro sociale Conchetta è illegale

Negata l’usucapione: "Lasciare subito l'immobile"

L'ingresso del Cox 18

L'ingresso del Cox 18

Milano, 24 gennaio 2018 - Il centro sociale Conchetta è illegale. A più di quarant’anni dall’occupazione e a dieci dall’inizio della causa civile intentata dal Comune, è arrivata la sentenza definitiva della Cassazione: i militanti dell’associazione Cox 18 Milano 2000 devono lasciare immediatamente l’immobile. I giudici della Suprema Corte, confermando quanto già sancito nel merito in primo e secondo grado, hanno reputato inammissibili i motivi di impugnazione degli occupanti, che hanno chiesto l’accertamento dell’avvenuto acquisto dei locali per usucapione o in alternativa dell’intervenuta decadenza dell’usufrutto dei soggetti titolari della proprietà.

Niente da fare: quell’edificio, si legge nell’ordinanza depositata lo scorso 16 gennaio dal collegio della Seconda sezione civile, appartiene all’amministrazione, che ha diritto pure al risarcimento dei danni (e al pagamento di 4.500 euro di spese legali). E ora? Difficile pensare che gli esponenti del Cox 18 accettino di abbandonare volontariamente uno spazio autogestito che non ha mai creato problemi al quartiere che lo ospita, tra il Naviglio Pavese e corso San Gottardo, e che al suo interno custodisce volumi e documenti dell’Archivio Primo Moroni. E del resto il centro sociale è più vivo che mai: dai concerti rock ai laboratori per bambini, dal mercato agricolo ai convegni sull’immigrazione; senza dimenticare che il Cox 18 è punto d’incontro del movimento «Autonomia diffusa», in particolare dei comitati che gravitano attorno alle zone Giambellino e Gola. La lunga storia del Conchetta inizia il 26 luglio del 1976. Una vita fa. Tutto nasce dall’iniziativa di Antonio, militante del gruppo «Bandiera Nera», che coinvolge, secondo la ricostruzione pubblicata proprio sul sito del Cox 18, il Collegamento lavoratori libertari e il Collegamento lavoratori ospedalieri libertari: occupati sia lo stabile di via Conchetta 18 che un edificio nella vicina via Torricelli. Nel 1988, lo spazio sociale si trasforma in centro sociale Cox 18, ma l’anno dopo arriva il primo sgombero delle forze dell’ordine. I militanti si trasferiscono nell’ex casello di Porta Genova, dando vita all’esperienza dell’Acquario.

Nel frattempo, lo stabile è diventato di proprietà del Comune: nell’aprile 1989, la Giunta Pillitteri delibera la restituzione dell’area al collettivo di gestione, con promessa di ristrutturazione e abbattimento dei tre piani di abitazione. Passano cinque mesi e tutto torna come prima: gli esponenti del Cox 18, vista l’inerzia dell’amministrazione a completare l’intervento di restauro, rientrano e lo terminano a loro spese. Nel febbraio 1992, Primo Moroni, intellettuale di riferimento della sinistra extraparlamentare, insedia al Conchetta la libreria Calusca City-Lights. E arriviamo al giugno 2008, quando la Giunta guidata dal sindaco Letizia Moratti fa causa al centro sociale chiedendo al Tribunale di decretare l’illegittimità dell’occupazione. IL 22 gennaio 2009 va in scena il secondo sgombero, che dà vita a tafferugli, blocchi stradali in zona Ticinese e cortei fino a Palazzo Marino. Meno di un mese dopo, il 13 febbraio, il Cox 18 torna attivo: col sostegno di altri collettivi cittadini, i militanti del centro sociale rientrano in via Conchetta. Il 31 gennaio 2013, la Corte d’Appello di Milano conferma la decisione del Tribunale civile, intimando l’immediato abbandono del palazzo. Ora è arrivata l’ultima parola, quella senza possibilità di repliche pronunciata dalla Cassazione. Un verdetto che mette fine a una battaglia lunga più di quarant’anni. O no?

 

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