Via Idro, lettere e appelli non salvano il campo nomadi

Promossa da Ergo Network e indirizzata alla Giunta Pisapia la petizione su Change.org per fermare lo sgombero

Un accampamento di nomadi

Un accampamento di nomadi

Milano, 19 gennaio 2016 - La petizione promossa su Change.org per "fermare lo sgombero del campo rom di via Idro" ha raggiunto quasi 1.200 sostenitori, dall’inizio dell’anno fino a ieri sera. Promossa da Ergo Network, è indirizzata tra gli altri anche al sindaco Pisapia. E rappresenta uno degli ultimi tentativi per opporsi allo smantellamento del campo, nato 26 anni fa in fondo a via Padova, a ridosso del Naviglio Martesana e del fiume Lambro, abitato oggi da un centinaio di rom harwati. Le famiglie chiedono "un’alternativa dignitosa e concordata", giudicando "inadeguata" la soluzione prospettata dal Comune: casette prefabbricate nel villaggio Ceas, al Parco Lambro, e spazi a disposizione nei Centri di emergenza sociale.

E c’è anche un’altra petizione, firmata dai 23 alunni della III A della scuola elementare Russo-Pimentel, compagni di classe di Elyson, una bambina che vive proprio nel campo di via Idro, diretta sempre al sindaco. «Uniamo le nostre forze e le nostre voci per chiederle di lasciare Elyson e gli altri bambini del campo nelle loro case, almeno finché non ce ne sarà un’altra pronta, ma vicino alla scuola, in modo che Elyson possa continuare a crescere con noi». Senza contare che anche Amnesty International si è rivolta al sindaco Pisapia nei giorni scorsi, sottolineando che se ci sarà lo sgombero «senza prima proporre ai residenti nuove e adeguate alternative d’alloggio, tale sgombero si configurerebbe come forzato, proibito dal diritto internazionale dei diritti umani».

Gli animi sono tesi già da dicembre. Domenica 13, Il Giorno aveva partecipato alla “festa d’addio” organizzata nel campo, un modo per puntare i riflettori sul caso e sperare in un ripensamento dell’amministrazione. Ma anche per aprire le porte agli abitanti del quartiere. Marina, da decenni in via Idro, ha accolto decine di persone nella piazzola di fronte a casa sua. La doccia fredda è arrivata qualche giorno dopo, quando il Tar ha rigettato la richiesta di cinque famiglie rom che chiedevano di sospendere la procedura di sgombero. Ed è quindi iniziata la battaglia per avere un’alternativa. I rom sono supportati da gruppi e associazioni. Ma il Comune non cambia idea. E anche se non è stata ancora fissata una data per lo sgombero, l’intenzione resta quella di chiudere il campo rom di via Idro. Il passaggio da un campo autogestito a un centro di accoglienza, secondo l’amministrazione, rappresenta un miglioramento in quanto «elimina i rischi igienicosanitari» (nel campo ci sono problemi di infiltrazioni d’acqua, immondizia sparpagliata e una struttura fatiscente, nata per essere un polo multifunzionale e ridotta a un rudere). In più, si eliminerebbe «il clima di tensione presente nel campo e il rischio di episodi comportamentali lesivi della persona, soprattutto nei minori», ma anche «di episodi di criminalità» e «di dispersione scolastica». E la soluzione individuata «favorisce l’accesso al lavoro e all’integrazione socio-abitativa». 

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