La Tipo ritrovata in riva all’Adda: la terribile fine del figlio omicida

Delitto di corso XXII Marzo: si cerca il corpo del trentunenne nel fiume

Mortuaria e polizia fuori dall'appartamento (Newpress)

Mortuaria e polizia fuori dall'appartamento (Newpress)

Milano, 30 novembre 2017 - L'auto abbandonata sulla riva del fiume. E il proprietario sparito nel nulla. Si affievoliscono ora dopo ora le speranze di ritrovare in vita Hugo Alberto Begatti, il 31enne italo-cileno sospettato di aver strangolato il padre adottivo Guido all’interno dell’appartamento di famiglia al civico 37 di corso XXII Marzo. Il ritrovamento della sua Fiat Tipo nella frazione Bocchi di Comazzo, borgo di duemila anime nel Lodigiano a 30 chilometri da Milano, lascia pensare al peggio: scorre l’Adda a poche decine di metri dal punto in cui è stata notata la macchina, e c’è il comprensibile timore che l’uomo si sia buttato nel corso d’acqua per farla finita. Come provò a fare quando di anni ne aveva appena 17 e come avrebbe paventato in una lettera ritrovata dagli investigatori l’altro giorno.

FIinora, però, nessuna traccia del corpo del 31enne: stamattina riprenderanno le ricerche (interrotte nel tardo pomeriggio di ieri) affidate ai vigili del fuoco di Lodi e Cremona, che si concentreranno rispettivamente sull’Adda e sul canale Vacchelli. Sperando che la tragedia familiare non si completi nella maniera più drammatica possibile. Sì, perché gli investigatori della Omicidi della Squadra mobile, coordinati dal dirigente Lorenzo Bucossi, non hanno dubbi sul fatto che sia stato proprio Hugo Alberto a uccidere il padre, stringendogli una cintura attorno al collo. Poi il macabro rituale. Il 31enne, adottato quando era piccolo da Guido e da sua moglie (scomparsa un paio di mesi fa), ha avvolto il cadavere nelle coperte per poi ricoprirlo con polvere di cemento, come a volerlo seppellire in casa. Quindi ha sigillato la porta della stanza con il silicone per evitare che la puzza permeasse le altre camere dell’abitazione e che potesse attirare l’attenzione degli altri condòmini. Infine ha preso un foglietto di carta e ci ha scritto sopra le date di nascita e morte del genitore adottivo: 5 ottobre 1948-11 novembre 2017.

Silenzio per 17 giorni. Poi alle 6 dell’altroieri ha scritto una mail al veterinario che si occupa del cane di famiglia, un bassotto, invitandolo a presentarsi al più presto sul pianerottolo dell’appartamento per ritirare una busta nascosta sotto il zerbino: in quell’involucro il medico ci ha trovato una missiva in cui Hugo Alberto gli chiedeva di prendersi cura dell’animale e le chiavi dell’abitazione. Il veterinario non ha aperto, evidentemente preoccupato da quel misterioso modo di contattarlo, ma ha subito allertato le forze dell’ordine. Sono stati gli agenti delle Volanti a scoprire il corpo senza vita di Guido Begatti. Morto da più di due settimane e ormai in avanzato stato di decomposizione.

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