Arrestato per errore e dimenticato ai domiciliari per un anno: l'assurdo caso di Donato

Il giudice: "Liberatelo". Ma i carabinieri, il Tribunale e il suo avvocato non se ne accorgono

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Milano, 17 novembre 2019 - A definirla una «vicenda kafkiana» è stato lo stesso comandante dei carabinieri di Rozzano, in una nota contenuta nell’ormai corposo fascicolo che riguarda un 43enne, Donato C. L’uomo è stato vittima di una catena di errori e disattenzioni che, secondo il suo nuovo legale, l’avvocato Debora Piazza, sono state commesse dai carabinieri, da un magistrato e anche dal suo primo difensore. Il risultato ha il sapore amaro: ha trascorso un anno agli arresti domiciliari quando invece avrebbe dovuto essere libero, come aveva stabilito il giudice. C’è poi una seconda beffa, perché è stato processato per evasione da arresti domiciliari che in realtà non avrebbe dovuto scontare, incassando nei giorni scorsi l’assoluzione grazie alla battaglia per far emergere l’errore.

Il prologo della vicenda è un guaio giudiziario per il quarantatreenne: l’arresto, il processo e la condanna a un anno e tre mesi di carcere per favoreggiamento di un latitante che ospitava nella sua casa a Rozzano. Nonostante alcuni precedenti penali, il giudice del Tribunale di Milano aveva scelto di dargli fiducia disponendo, il 13 luglio 2017, la scarcerazione da San Vittore. «Si ritiene che la presente vicenda processuale possa sortire adeguato effetto deterrente e non si renda necessaria l’applicazione di ulteriori misure cautelari», si legge nel provvedimento che apriva la strada a misure alternative, come l’affidamento in prova, per scontare la condanna. Poche ore dopo l’uomo si presenta alla stazione dei carabinieri di Rozzano esibendo la carta del giudice. E qui, come emerge dagli atti, avviene il primo errore. Il militare di servizio, è scritto in una nota con la quale il comandante della stazione ammette lo sbaglio, «nell’erroneo convincimento che si trattasse della sostituzione della custodia cautelare con la misura meno afflittiva dei domiciliari redasse il verbale di sottoposizione che certifica che, da quel momento, il Comando ha assunto l’onere dei controlli sulla persona sottoposta a misura restrittiva».

Lo stesso giorno, il secondo errore. Il suo legale, un difensore d’ufficio, non tenendo conto che il suo assistito avrebbe dovuto essere libero chiede al Tribunale di autorizzarlo ad allontanarsi da casa per qualche ora al giorno per la spesa e le cure mediche. E un nuovo giudice - terzo errore - ignorando il primo provvedimento che aveva disposto la liberazione accoglie l’istanza e lo autorizza ad allontanarsi dalla propria abitazione dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18. «Il fatto che questa vicenda kafkiana si sia protratta per un anno - si legge nella nota del comandante dei carabinieri di Rozzano - è anche (o soprattutto) dovuto alla circostanza che il 31 luglio 2017 fu inviato il provvedimento col quale Donato C. venne autorizzato ad allontanarsi dalla propria abitazione». L’uomo, quindi, di fatto finisce ingiustamente ai domiciliari. «Dovrei essere libero», continuava a ripetere, senza però ottenere effetti. Dopo un anno, quindi, si rivolge a un nuovo legale, l’avvocato Debora Piazza, che riesce a ricostruire l’intricata vicenda e a ottenere la revoca dai domiciliari.

«Presenteremo una richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione - annuncia il legale - si tratta di un gravissimo errore giudiziario e mi piacerebbe che in futuro si facesse una maggiore attenzione nella lettura degli atti, perché è in gioco la vita delle persone». L’epilogo arriva nei giorni scorsi, quando Donato C. incassa l’assoluzione con la formula «perché il fatto non sussiste» dall’accusa di evasione dagli arresti domiciliari. I carabinieri lo avevano sorpreso fuori casa, mentre portava a passeggio i suoi cani. Aveva tutto il diritto di uscire, ma le autorità erano convinte che avrebbe dovuto essere ai domiciliari. Ultima “kafkiana” conseguenza della catena di errori.  

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