Uniti lungo i secoli: gli Amanti di Valdaro ora hanno una casa

I celebri scheletri trovati abbracciati in una tomba neolitica alle porte di Mantova, sono stati sistemati, si spera definitivamente

Gli scheletri abbracciati

Gli scheletri abbracciati

Mantova, 12 dicembre 2017 - Hanno finito di peregrinare da una sala all'altra di un museo i due Amanti di Valdaro. I celebri scheletri trovati abbracciati in una tomba neolitica alle porte di Mantova, sono stati sistemati, si spera definitivamente, in una ala tutta per loro del Museo Archeologico mantovano. La teca di cristallo dove sono stati rinchiusi, abbracciarti come vennero rinvenuti 10 anni fa, è stata collocata al primo piano e illuminata adeguatamente. Così potranno ammirarli i turisti, che in questi anni sono stati attirati a frotte dalla leggenda dei misteriosi Amanti e ora avranno la possibilità di studiarne ogni dettaglio.

L'allestimento realizzato dall'Archeologico è costato 80mila euro, un investimento che si giustifica ampiamente sia per il ritorno di pubblico che la coppia di personaggi del Neolitico è in grado di attrarre, sia per il contenuto stesso della scoperta, unico caso di tomba doppia (bisoma) dell'Italia settentrionale. L'ambiente scelto per i due amanti è dominato dalla frase: “L'archeologo scavando non porta alla luce degli oggetti, ma degli esseri umani” firmata dal 'cacciatore di sepolcri' britannico Mortimer Wheller. Una citazione quanto mai appropriata per la coppia trovata nel Mantovano. La scoperta degli Amanti, la cui sepoltura risalirebbe a seimila anni fa, avvenne nel 2007 durante gli scavi di una villa romana nel comune di San Giorgio, alle porte della capitale dei Gonzaga.

Gli scheletri di un uomo e di una donna, probabilmente molto giovani, uniti in un abbraccio per l'eternità, erano destinati a suscitare l'interesse degli studiosi e l'ammirazione del pubblico. Qualche anno è passato prima che fossero esposti, in collocazioni non definitive. Per trovare una casa adeguata agli Amanti di Valdaro nel 2011 è nato un comitato che porta il loro nome. Ad esso si deve la realizzazione nel 2014 della teca di cristallo che ancora oggi li custodisce e che permise, dal giorno di San Valentino di 3 anni fa, di rendere stabile l'esposizione degli scheletri. Il sarcofago trasparente era costato 40mila euro, in parte pagati dal Comune di Mantova. Ora il Comitato può dire di aver raggiunto lo scopo con il trasferimento definitivo della coppia neolotica all'Archeologico. Il museo mantovano da tempo cerca un rilancio che gli consenta di competere con le mete più note della città, in particolare Palazzo Ducale e Palazzo Te. Le cifre sembrano dare ragione ai responsabili del Polo museale lombardo che gestiscono la raccolta mantovana: dal 2015 i visitatori dell'Archeologico sono passati da 4.600 a 15mila, ma l'ambizione è quella di raddoppiarli.