"Più poliziotti tra la gente e in provincia": i primi cinque mesi di Loretta Bignardi come questore di Lodi

L'intervista a una delle tre donne questore in Italia, tra bilanci e ricette per conoscere meglio il territorio e prevenire i reati

Loretta Bignardi

Loretta Bignardi

Lodi, 20 marzo 2015 - Quasi cinque mesi di attività, un nuovo approccio al territorio e ancora tanto da fare. È tempo di primi bilanci per Loretta Bignardi, primo questore donna a Lodi e una delle tre donne a rivestire questo incarico in Italia.

Al suo arrivo, a novembre, disse che avrebbe voluto immergersi nel territorio per capire le esigenze: com’è andata l’immersione?

«La paura più grossa riguarda la sicurezza personale all’interno della propria abitazione. È uno dei reati che crea più ansia nelle persone, soprattutto anziane. E in effetti i reati predatori sono percepiti come molto frequenti. Ma i dati non a Lodi non supportano questa convinzione, sono in calo. Resta il fatto che è forse il reato più insidioso perché ci si sente violati».

Cosa fate al riguardo?

«Siamo cercando in maniera convinta, e anche con qualche risultato, di contrastarli. A dicembre abbiamo arrestato tre albanesi che nell’arco di 40 giorni avevano fatto 54 furti a Lodi, Pavia, Cremona. Per loro era una sorta di lavoro. Ma non è finita, il momento di difficoltà economica porta a un aumento di reati predatori».

Quali attività avete messo in campo?

«Facciamo tutte le settimane tre controlli straordinari del territorio. A dicembre coordinandoci con le altre forze di polizia, attualmente solo come polizia di Stato e locale. Cerchiamo di andare spesso fuori Lodi, dove la presenza della polizia è meno sensibile perché c’è quella dei carabinieri. Ora le persone ci scrivono e ci dicono che ci vedono, sanno che ci siamo. Ma non basta farsi vedere, occorre conoscere le specificità di ogni territorio. Certo, non siamo in condizione di fare più di quello che ci consentono i numeri».

Quanti siete?

«In questura 160, a cui si aggiungono nuclei di 4, 5 macchine con tre persone per macchina da Milano. Non posso dire che sia risolutivo, è però uno dei modi con cui si può approcciare il problema. Un altro aiuto viene dai sindaci e dalla loro attenzione ai nuovi sistemi di videosorveglianza, che sono diventati preziosi nella lettura delle targhe delle auto».

Parliamo di violenza sulle donne.

«È un problema sentitissimo non solo a Lodi, ma in tutta Italia. Siamo intervenuti in diverse circostanze di comportamenti violenti e vessatori di donne italiane e straniere, senza distinzione. In alcuni casi abbiamo portato le donne in strutture protette. Da quando sono qui, abbiamo fatto quattro o cinque interventi di questo tipo».

Ha lavorato a Firenze e Torino, differenze con Lodi?

«Sì, sulle problematiche relative all’ordine pubblico. Nelle grandi città ci sono movimenti molto agguerriti, e poi tifoserie, manifestazioni, immobili occupati. Qui per fortuna la situazione è molto più tranquilla anche se in passato per l’hockey sono stati comminati dei Daspo. Anche ora dobbiamo contenere le tifoserie agitate, per esempio col Viareggio, con cui c’è un antichissima ruggine».

Ha cambiato qualcosa nella gestione della questura?

«Sto cercando di sensibilizzare il mio personale, soprattutto gli agenti più giovani, a stare davvero vicino alla gente, capire la necessità delle persone. Bisogna di imparare come porgersi nei momenti che contano».

Un primo bilancio?

«Non sono ancora in grado di dare dei risultati, ma stiamo lavorando. Nella polizia di prevenzione il risultato si fa fatica a vederlo, perché il risultato è il non reato».

Tre questori donne in Italia, come ci si sente?

«Io e le mie due colleghe ci sentiamo almeno due volte la settimana, ma non perché siamo donne. Certo, abbiamo un approccio diverso a certi problemi, con relativi svantaggi: siamo diligenti, professionali, curate e facciamo pocche pubbliche relazioni, mentre gli uomini sono più capaci di tessere questo tipo di relazioni».

Dove si vede fra cinque anni?

«Non saprei. Sicuramente mi interesserà quello che faccio, non importa il dove».