A due anni dal delitto Sali: "Mio fratello senza giustizia e ora chiudono le indagini"

Il racconto di Elisa Bocchieri, 36 anni di Gombito, sorella del carabiniere Giovanni Sali, ammazzato il 3 novembre 2012 a Lodi con la sua pistola d’ordinanza, mentre era in servizio. Una morte avvolta nel mistero di Pier Giorgio Ruggeri

Elisa Boccheri sorella minore di Giovanni Sali

Elisa Boccheri sorella minore di Giovanni Sali

Lodi, 3 novembre 2014 - Piccola, minuta, decisa. È Elisa Bocchieri, 36 anni di Gombito, sorella del carabiniere Giovanni Sali, ammazzato il 3 novembre 2012 a Lodi con la sua pistola d’ordinanza, mentre era in servizio. Una morte avvolta nel mistero, ma che la sorella, residente a Gombito nel Cremasco, non accetta. Perché vuole sapere la verità e vuole giustizia. E lo dice anche oggi, a due anni da quel tremendo giorno, parlando per la prima volta con un giornalista. «Vorrei sapere la verità sulla morte di mio fratello, ma purtoppo sin qui non c’è nulla di definitivo. Anzi, le indagini brancolano nel buio».

Come ha saputo, quel giorno, della morte di suo fratello? «Ero a casa con mia mamma, che aveva 74 anni e stava curando mio padre, reduce da un ictus e da un infarto. Al Tg4 delle 18.30 hanno detto che a Lodi era stato ferito un carabiniere. Mia mamma si è agitata, ma io ho cercato di calmarla. Poi ho preso il cellulare e ho chiamato Giovanni. Il telefono risultava spento. A quel punto ho cominciato a preoccuparmi. Non volevo chiamare le sue figlie per non dare loro pensieri brutti e allora mi sono decisa e ho chiamato in caserma. Così ho saputo quel che era successo».

Da allora sono passati due anni. Lei come si tiene al corrente di quel che succede? «Solo dai giornali. Leggo le notizie, chiamo in caserma, mi dicono qualcosa. La verità è che a oggi mi pare di capire che non ci sono indizi precisi. Inoltre, la notizia che tra qualche settimana le indagini saranno chiuse con un nulla di fatto mi rattrista molto».

Che ricordi ha di suo fratello? «Io e Giovanni siamo fratelli per parte di mamma. Mia madre, dopo aver avuto Giovanni, rimase vedova. Più tardi si risposò e a 14 anni di distanza dal primo figlio sono nata io. Lui era molto legato a me. Non passava giorno che non mi chiamasse sul cellulare per raccontarmi come andava. Era un grande appassionato di caccia e pesca, un uomo molto generoso».

Lei non ha sospetti? «Nessuno. Sono stata una volta nella via dove Giovanni è stato ammazzato. Una via dove io non mi sarei mai infilata. Chi l’ha ucciso probabilmente godeva della sua fiducia. In questi mesi mi sono sforzata di capire perché di questo delitto così assurdo. Ma non ho trovato risposte».

Domani a Gombito il parroco, don Marino, celebrerà una funzione per i defunti e ricorderà Giovanni Sali. Alla funzione parteciperà tutta la famiglia. Signora, qual è il suo pensiero in questo anniversario? «Ho perso un fratello, ma ho trovato nell’Arma molte persone che mi sono state vicine, specie i carabinieri di Castelleone, che ringrazio. Ma spero, davvero, di trovare l’assassino. Lo dobbiamo a Giovanni».