LIBRI A CONFRONTO DI ANTONIO CALABRO' In amore e non solo chi è il traditore?

"Ma chi è, dunque, il traditore? È chi illude gli altri e magari se stesso grazie alla capacità di varcare ogni limite sfidando natura e fortuna, o addirittura la volontà divina". Ci vuole un filosofo colto e versatile come Giulio Giorello per affrontare la complessità de “Il Tradimento – In politica, in amore e non solo” di Antonio Calabrò

Libri a confronto di Antonio Calabrò

Libri a confronto di Antonio Calabrò

Milano, 14 febbraio 2015 - “Ma chi è, dunque, il traditore? È chi illude gli altri e magari se stesso grazie alla capacità di varcare ogni limite sfidando natura e fortuna, o addirittura la volontà divina. La sua opera investe così la cosmologia, perché mira a squassare l’intero universo; la politica, che è la sua nicchia d’elezione; la teologia, perché non esita a coinvolgere Dio nel gioco; la metafisica, ove il tradimento svela le strutture profonde, sottostanti alle superfici delle apparenze; l’etica, che dal tradimento viene plasmata, ora resistendovi ora inglobandolo in un processo incessante di chiarificazione della mente; l’arte, poiché tradire è insieme un evento del mondo e uno stato dell’anima”. Ci vuole un filosofo colto e versatile come Giulio Giorello per affrontare la complessità de “Il Tradimento – In politica, in amore e non solo”, nelle pagine d’un libro brillante edito da Longanesi. E per ritrovare nelle tante figure consacrate dall’arte e dalla storia (Giuda, innanzitutto, ma anche Bruto e Cassio traditori di Cesare, l’invidioso Iago dell’Otello di Shakespeare, il libertino Don Giovanni, la Despina di Così fan tutte di Mozart, Danton rispetto a Robespierre e le trame dei giacobini, le spie di Stalin nella cupissima Mosca, i golpisti spagnoli e gli autori dei misfatti nazisti) i “fili rossi” che legano vicende diverse, scrivendo non un saggio manicheo su buoni (i traditi) e cattivi (i traditori), ma un agile e sofisticato trattato sulla diversità delle ragioni e sulle sorprendenti strade dell’esercizio rischioso del libero arbitrio. Cosa vuol dire, allora, tradire? È una delle domande chiave che si pone il giovane Shemuel Asch, protagonista inquieto di “Giuda”, romanzo tra i migliori di Amos Oz, per Feltrinelli. Siamo nella Gerusalemme del 1960, inverno piovoso, tensioni di guerra arabo-israeliane. E Shemuel è costretto (per le disavventure economiche della famiglia) a lasciare l’università e una ricerca su “Gesù visto dagli ebrei” e trovare lavoro, come “ragazzo di compagnia” in casa d’un anziano disabile, uomo di grandissima cultura. Memorie dolenti e disinganni amorosi. Dialoghi intensi sull’attualità e le radici storiche. Ricerca d’identità, in una città gravata da antichi conflitti religiosi e moderne metamorfosi. E, dietro tutto, l’ombra di una simbolica domanda irrisolta su Giuda: tradì Gesù, consegnandolo alle autorità e a Ponzio Pilato o, come si sostiene nei Vangeli gnostici, fu esecutore d’un ordine dello stesso Gesù, per portare a termine il suo disegno? Sono controverse, le strade che incrociano il divino e l’umano.

Ce n’è traccia anche nel “Vangelo di Giuda” di Roberto Pazzi, un libro del 2002 che Bompiani ripubblica in edizione economica: il tradimento starebbe nell’aver imprigionato il messaggio di Gesù nella scrittura, diventata strumento di dominio di potenti esegeti. Lettura controversa, sul tradimento e la verità. Perché proprio la scrittura, invece, avrebbe permesso di diffondere il messaggio di Gesù, tradito, crocifisso e poi risorto, amplificandone la portata e radicandone il valore originale in tante, diverse, culture. Pietro Citati, da maestro della critica letteraria, rilegge “I Vangeli” per Mondadori, ricavandone un’opera di straordinaria intensità. Si muove, con competenze di letterato e linguista, ma anche con occhio curioso e privo di pregiudizi, alla ricerca del senso di quei testi per le prime comunità cristiane. “Leggere un testo è un’arte che abbiamo quasi dimenticato”, sostiene. E mostra come riscoprirne l’intensità e la bellezza. Confermandone l’attualità.