Il self service di piazza San Magno chiude bottega: «Costi ormai insostenibili»

Salta l'accordo con la parrocchia di San Magno. La famiglia Ponti lascia dopo vent'anni di attività di Ivan Albarelli

Il personale del self service nei locali della parrocchia San Magno, gestito dalla famiglia Ponti

Il personale del self service nei locali della parrocchia San Magno, gestito dalla famiglia Ponti

Legnano, 19 agosto 2014 - Non riaprirà a settembre lo storico self service di piazza San Magno gestito dalla famiglia Ponti e punto di riferimento quotidiano, alla pausa pranzo, per centinaia di dipendenti di uffici e banche nel cuore della città. Sull’attività ultraventennale, aperta nei primi anni Novanta, cala definitivamente la parola “fine”: insanabile infatti il contrasto nato lo scorso maggio fra i Ponti e la parrocchia di San Magno, proprietaria degli spazi.

Il prevosto della città del Carroccio, don Angelo Cairati, conti alla mano ha chiesto ai Ponti — il padre Sergio, la madre e i figli Alberto e Marco indaffarati ogni giorno assieme ai dipendenti a preparare e proporre pietanze prima in San Magno, e ora nell’altro ristorante “Il Giardino” di via Cavour — di pagare una serie di spese arretrate, di riscaldamento e altro, sostenute negli ultimi anni. Qualcosa come 16mila euro.

Decisione irrevocabile, quella di don Angelo, che ha reso inutile ogni successiva trattativa per trovare un compromesso. «Abbiamo gestito il self service con impegno e grande collaborazione e disponibilità nei confronti della parrocchia — racconta Sergio Ponti — per esempio lavando i piatti dell’asilo attiguo. Abbiamo sempre pagato l’affitto annuo di 50mila euro, ma questa improvvisa chiusura da parte della parrocchia su questo capitolo di spesa ci ha amareggiato». Sono stati proprio i costi del riscaldamento (oltre ad alcuni lavori svolti in passato) il casus belli che ha determinato lo scioglimento del contratto: pari a 13mila euro annui, col predecessore di don Angelo, don Marco Galli, i Ponti avevano pattuito un accordo sulla parola in base al quale l’ultima tranche veniva condonata riducendo così in parte l’onerosa bolletta: «Era un accordo definito con don Galli perché col nostro impianto di riscaldamento d’inverno riscaldavamo anche i locali degli uffici parrocchiali — chiarisce Sergio Ponti —. Tredimicila euro all’anno, oltre ai 50mila dell’affitto, è una spesa importante se si pensa che noi il riscaldamento lo utilizzavamo per quelle cinque ore circa al giorno in cui il ristorante era in funzione a pranzo. La sera è sempre stato chiuso. Un’intesa che aveva funzionato». E che però don Angelo non ha più ritenuto opportuno proseguire.

Oggi i Ponti gestiscono “Il Giardino”, all’interno della biblioteca, per il quale hanno siglato una convenzione ventennale di utilizzo con il Comune dopo avere sborsato 1 milione e 700mila euro per la sua realizzazione. Oltre a un terzo ristorante a Busto Arsizio. ivan.albarelli@ilgiorno.net