Un campo di prigionia a Parabiago

Il sindaco lancia l’appello alla ricerca di fonti storiche e prove a suffragio di questa ipotesi

L’area

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Parabiago (Milano), 7 febbraio 2016 - Forse era una prigione segreta, persino occulta. Forse era stata allestita in qualche struttura celata dietro un alto muro di cinta, top secret perché forse non bisognava sapere quel che succedeva lì dentro e chi vi era recluso. Tanti gli interrogativi che avvolgono il misterioso, presunto campo di prigionia di Parabiago, della cui esistenza si è saputo solo in questi giorni. Sono passati più di 65 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ma sembra che su quelle tragiche pagine del passato ci siano ancora domande senza una risposta certa e che ora coinvolgono anche Parabiago.

A catalizzare l’interesse degli appassionati di storia locale, di studenti e di semplici cittadini, è stata in questi giorni la rivelazione del sindaco Raffaele Cucchi. Cucchi ha citato il libro «Gli altri – fascismo repubblicano e comunità nel Torinese» scritto da Nicola Adduci, ricercatore di Storia contemporanea, dove viene rivelata con assoluta certezza la presenza di un campo di prigionia a Parabiago. Secondo l’autore - che ha raccolto parecchia documentazione prima della stesura - qui sarebbe stato rinchiuso anche Giuseppe Cunzi, vicecommissario di Polizia a Torino. Fu nominato nell’aprile del 1945 e in questa veste guidò l’azione contro gli agenti della polizia ausiliaria che si erano ribellati. «Nel libro - dice Cucchi - è scritto che Cunzi venne catturato e rinchiuso prima nel campo di prigionia di Parabiago, poi a Coltano in provincia di Pisa e infine a Torino per essere processato e condannato perché riconosciuto colpevole di collaborazionismo. Nel 1950 la Corte di Cassazione annullerà poi la sentenza».

Un campo di prigionia a Parabiago, quindi. Ma dove di preciso? È perché nessuno aveva mai saputo della sua esistenza? Interrogativi che lo stesso sindaco ha girato alla cittadinanza: «Invito i cittadini interessati ad avviare ricerche di approfondimento su questo ipotetico campo di prigionia, cercando anche di capire anche la sua possibile ubicazione». Qualcuno ha ipotizzato che più che una prigione vera e propria fosse una sorta di stazione di trasferimento, forse allestita all’interno del campo sportivo. La ricerca è solo all’inizio.