Rapita e gettata con l’auto in un burrone: indagini al palo per il giallo di Taceno

"Le indagini sono ancora in corso, si tratta di una vicenda complessa e ci vorrà del tempo". Così gli inquirenti parlano del rapimento presunto dell’avvocato milanese D.R., 40 anni, che esattamente una settimana fa ha denunciato di essere stata sequestrata, picchiata e portata in Valsassina dove è stata lanciata con l’auto in un burrone dove solo per un caso fortuito si è salvata di Stefano Cassinelli

I Vigili del fuoco recuperano l'auto finita nel precipizio

I Vigili del fuoco recuperano l'auto finita nel precipizio

Taceno (Lecco), 20 ottobre 2014 - «Le indagini sono ancora in corso, si tratta di una vicenda complessa e ci vorrà del tempo». Così gli inquirenti parlano del rapimento presunto dell’avvocato milanese D.R., 40 anni, che esattamente una settimana fa ha denunciato di essere stata sequestrata, picchiata e portata in Valsassina dove è stata lanciata con l’auto in un burrone dove solo per un caso fortuito si è salvata. Sul caso indaga la Polizia di Lecco che deve stabilire se si tratti di un caso di mitomania oppure di un vero rapimento con conseguente tentato omicidio. La pista delle videocamere di sorveglianza non ha prodotto risultati a causa del maltempo che non consentiva di avere immagini nitide per cui il lavoro degli inquirenti è concentrato sul cellulare, ricerche e verifiche che richiedono periodi abbastanza lunghi. La vicenda è per alcuni versi incredibile. La donna, che lavora come penalista in via Fontana a Milano, a due passi dal tribunale, ha raccontato di essere stata rapita a Monza da un uomo, lo stesso che l’avrebbe aggredita nel marzo scorso. Dopo averla costretta a salire sulla sua Peugeot 407 l’uomo l’ha fatta girare per diverse ore in Lombardia, durante questo periodo l’avrebbe picchiata e avrebbe anche tentato di strangolarla con un cavo del cellulare. L’epilogo del rapimento è avvenuto in località Comasira, tra Taceno e Vendrogno, in una buia strada di montagna intorno alle 19 di lunedì scorso.

In quel luogo l’uomo avrebbe lanciato l’auto verso un burrone saltando dal veicolo in corsa per poi fuggire. La macchina però invece di volare nel precipizio ha colpito in pieno un grosso albero situato lungo la scarpata a una ventina di metri dalla carreggiata. Così la donna si sarebbe salvata uscendo da un buco nel tettuccio della Peugeot, avrebbe raggiunto la strada e chiesto aiuto a un’auto che transitava. Purtroppo però non vi sono riscontri di nessun tipo che avvalorino o confutino il racconto della donna. Del presunto rapitore non si sono trovate tracce, non si sa chi sia e perché abbia messo in atto il rapimento e non si capisce nemmeno come si sarebbe allontanato dalla zona di montagna che è abbastanza isolata. D’altro canto gli inquirenti non hanno trovato nemmeno prove che dimostrino che la donna si è inventata tutto e di conseguenza stanno facendo tutte le indagini necessarie per stabilire la verità. Insomma per ora il rapimento dell’avvocato milanese rimane un mistero, mistero che forse il cellulare e le celle telefoniche a cui si è agganciato potrà risolvere. La donna nel frattempo è a casa con il marito e i due figli.