I Ragni festeggiano i primi settant’anni

Le imprese e i racconti dei personaggi che hanno fatto la storia dal 1946 ad oggi

Gli alpinisti della spedizione dei Ragni nel 1974, ripresi ai piedi della parete ovest del Cerro Torre

Gli alpinisti della spedizione dei Ragni nel 1974, ripresi ai piedi della parete ovest del Cerro Torre

Lecco, 16 gennaio 2016 - Dalle vecchie corde di canapa ai «friends», dai lunghi, interminabili assedi alle montagne alle salite veloci: la storia del Ragni di Lecco è anche la storia dell’alpinismo e 70 anni dopo l’intuizione dei fratelli Bartesaghi, Giulio e Nino con Franco Spreafico «Piccolo», Emilio Ratti «Topo», Gigino Amati e poi Gigi Vitali, il sodalizio nato ai piedi della Grignetta resta il gruppo alpinistico più celebre del mondo. Il nome lo diede Tita Piaz che battezzò così Vitali dopo averlo visto mentre scalava elegante e rapido: proprio come un ragno. Nacque nel 1946, sul sentiero che da Laorca porta ai Piani Resinelli, l’idea di realizzare in gruppo gli obiettivi preclusi ai singoli. La volontà era quella di eguagliare e superare personaggi dell’alpinismo lecchese come Riccardo Cassin e Mario Dell’Oro. La Grignetta, le Alpi e le montagne del mondo.

Lo sguardo dei Ragni, soprannominati anche Maglioni rossi con la loro caratteristica divisa, si rivolse presto alle cime di tutto il pianeta. Dodici anni dopo la nascita dei Ragni Carlo Mauri saliva per primo, insieme a Walter Bonatti il Gasherbrum IV in una spedizione guidata proprio da Riccardo Cassin. Nel 1961 ci fu il capolavoro sull’inviolata parete sud del Monte McKinley, con il telegramma di congratulazioni dal presidente Kennedy. Nel 1974 la spedizione guidata da Casimiro Ferrari portò i Ragni a salire il Cerro Torre, in quella che per molti rappresenta la prima vera conquista della montagna simbolo della Patagonia. Negli anni 80 l’arrampicata divenne più veloce e leggera con exploit dei Ragni nella Terra del Fuoco, in Pakistan e in altre parti del mondo. Nei Novanta i maglioni rossi spinsero l’arrampicata libera in quota e con personaggi come Marco Ballerini contribuirono  allo sviluppo dell’arrampicata sportiva.

Con il nuovo millennio sono cambiate molte cose. È diverso il modo di affrontare la montagna, i materiali, ma la voglia di avventura e di esplorazione che spinse i pionieri su cime e pareti di mezzo mondo sembra essere la stessa anche oggi. Lo hanno dimostrato in questi anni ragni come Matteo della Bordella, Matteo Bernasconi, quando tentarono di violare per primi la parete ovest della Torre Egger, Luca Schiera, giovanissimo, che riuscì a terminare quel progetto con Della Bordella. Daniele Bernasconi è stato protagonista di una delle imprese più importanti degli ultimi anni in alta quota: la salita in stile alpino dell’inviolata parete Nord del Gasherbrum II (8.035 m). L’arrampicata su grandi difficoltà e i progetti di Simone Pedeferri, di Fabio Palma e altri continuano a far parlare dei Ragni in tutto il mondo senza contare le giovani leve della squadra sportiva, come Stefano Carnati, che stanno spostando l’asticella sempre più in alto.