Uccise figlio con una forbiciata, mamma Aicha ha preso coscienza: "Se mi fossi fatta aiutare, non sarei qui"

La donna ha ucciso suo figlio di tre anni, Nicolò, con una forbiciata. Ora si trova all'ospedale psichiatrico di Castiglione delle Stiviere di Daniele De Salvo

Aicha accompagnata dalla polizia

Aicha accompagnata dalla polizia

Abbadia Lariana, 31 luglio 2014 - Si ricorda tutto di quella mattina di lunedì 25 novembre 2013. Lei che dorme nel letto insieme al piccolo Nicolò al piano superiore, lei che si sveglia per il rientro a casa del suo compagno ancora una volta in ritardo, lei che scende in cucina per discutere con lui, poi che sale le scale con una forbice e infine la pugnalata dritta al petto del figlio di nemmeno tre anni, quasi per stizza o per rabbia, senza rendersene conto, senza un perché. Aicha Christine Eulodie Coulibaly, la 26enne della Costa d’Avorio che ad Abbadia Lariana ha ammazzato il primogenito, ha finalmente realizzato quello che è accaduto e ha realizzato che che è accaduto tutto per mano sua. Vorrebbe fermare il tempo per tornare indietro e chiedere aiuto.

«Se mi fossi rivolta alle persone giuste e mi fossi lasciata assistere da qualcuno in grado di comprendermi e sostenermi non sarebbe successo nulla», ha confidato ieri all’avvocato Sonia Bova che è andata a trovarla all’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere dove è detenuta per ragioni di sicurezza. Non punta il dito contro nessuno, solo contro se stessa e la fragilità che l’ha «trasformata in un mostro». Ma indietro non può tornare, può solo guardare avanti e sperare di ricostruirsi un’esistenza e magari in futuro di riabbracciare Sara, la seconda bimba che ormai ha compiuto un anno. Nel difficile percorso di presa di coscienza la stanno seguendo gli psichiatri, i terapeuti e gli operatori della struttura di Mantova, che giudicano positivamente i suoi progressi, tanto che a fine agosto potrebbero concederle il permesso di uscire dal centro per un giro veloce nei dintorni e consentirle di assaporare la libertà di un caffè al bar.

A ottobre invece comparirà davanti al giudice per l’udienza preliminare. Il pm ha decretato la chiusura delle indagini ed è quasi il momento di decidere se processarla o meno: qualsiasi sarà la scelta, lei non potrà essere condannata perché incapace di intendere e volere quando ha sferrato il colpo mortale.