Merate, porta Expo a Castello Prinetti e viene multato

Suscita indignazione in città il caso dell'attivista Giacomo Ventrice che ha permesso di riaprire al pubblico il simbolo di Merate

L'iniziativa a Merate

L'iniziativa a Merate

Merate, 26 aprile 2014 – Il danno e la beffa. Pur avendo collaborato all'organizzazione di un evento che ha permesso di riaprire al pubblico lo storico castello, simbolo di tutta la Brianza, e di portare in città ospiti illustri del calibro della presidente di Expo Diana Bracco, assessori regionali, sportivi di fama e altri ospiti, non solo dal Palazzo Tettamanti nessuno lo ha ringraziato né si è complimentato con lui, ma lo hanno addirittura multato. Il conto è di quelli salati per Giacomo Ventrice, 55 anni, cassaintegrato, attivista del comitato «A tutela di Castello Prinetti», promotore dell'evento «Merate in Expo» svoltosi a metà aprile nel vecchio maniero ormai in disuso. Gli è stato notificato un verbale di 422 euro oltre Iva, che potrebbero raddoppiare se non provvederà quanto prima a mettere mano al portafogli. La sua presunta colpa è quella di aver esposto due striscioni per sponsorizzare l'importante iniziativa in zone vietate, uno lungo la e Ss 36, l'altro lungo la Sp 54, dove tra l'altro sono affissi da tempo anche altri manifesti per i quali però nessuno ha mai avuto nulla da obiettare.

Gli agenti della polizia locale gli hanno spiegato che non hanno potuto esimersi dalla sgradevole pratica perché qualcuno ha recapitato loro una segnalazione con tanto di documentazione fotografica allegata. Chi sia l'autore della soffiata non lo possono rivelare, si appellano al segreto d'ufficio, ma di certo si tratta di qualcuno che lavora in municipio, dipendente o eletto non è dato di saperlo. Di certo non tutti nell'amministrazione comunale, specie tra le fila della maggioranza, hanno gradito la kermesse, è risaputo, perchè il work shop in vista dell'appuntamento con l'Esposizione universale è stato promosso senza interpellare i governanti locali che pure avrebbero gradito il proprio nome in calce al fitto calendario di incontri e tavole rotonde. L'intera vicenda insomma ha il retrogusto amaro di una sorta di «punizione» o «ritorsione» per lo sgarbo.

Per questo il responsabile del gruppo civico costituito per salvare la dimora nobiliare dagli interessi di speculatori immobiliari e assicurarne un futuro ha preannunciato battaglia. «Non pagheremo un centesimo, opporremo ricorso», tuona il portavoce Edoardo Zerbi. La procedura seguita presenterebbe elementi poco chiari. «Eventualmente la multa doveva essere notificata a me, che sono in qualche modo il legale rappresentante del comitato, non a lui, che è un semplice volontario». Il 55enne disoccupato infatti è semmai l'esponente di un altro sodalizio, «Giovani per Merate», i cui soci hanno sì collaborato per la riuscita manifestazione ma che non ne sono i responsabili. «Tralasciando il fatto che noi non siamo responsabili di quegli striscioni e che provvederemo a chiedere l'annullamento della sanzione nelle sedi opportune, stigmatizziamo una sanzione che riteniamo quantomeno di dubbio gusto ed utilità, essendo noto che tra i tanti striscioni è stato scelto solo quello dell'evento “Merate in Expo”», sottolineano questi ultimi.

Ma oltre che nelle aule del Giudice di pace il paradossale pasticcio approderà anche in quelle della politica, perché gli esponenti della minoranza del Carroccio e del centrosinistra, insieme ai pentastellati, hanno già pronte richieste di chiarimenti, interrogazioni e persino commissioni di inchieste interne. Ma c'è anche chi sussurra di possibili esposti ai magistrati della Procura della Repubblica. «Siamo piacevolmente stupiti di un simile rigurgito di legalità nel nostro paese, la legge è legge – prosegue Zerbi -. Non si comprende però da una parte chi ha imposto ai vigili urbani di intervenire, pur essendo autonomi, e dall'altra perché non sia stato assunto alcun provvedimento nei confronti di chi ha esposto gli altri striscioni. “illegali”, sia commerciali sia di sponsorizzazione di proposte sportive e di associazioni di volontariato». E ancora: «E' evidente che hanno voluto colpire il nostro gruppo».

«Sono anni che mi espongo e mi impegno pubblicamente, prima in politica, poi nel sindacato, adesso nell'associazionismo – si limita a spiegare il diretto interessato -. Eppure non mi sono mai imbattuto in tanta meschinità, tra l'altro per cosi poco. Comunque io non mi arrendo». Chi rischia di dover alzare bandiera bianca e dimettersi sembra semmai chi ha scatenato l'inutile querelle, cioè chi ha imbeccato i ghisa. Dalla compagine di governo assicurano che se è uno di loro ne chiederanno la testa per il grave danno di immagine e per la figuraccia a cui ha esposto l'intera lista.