Merate, segni sul corpo del muratore: farà luce l'autopsia

Sul collo, il torace e le braccia di Samuele Carissimi dei vistosi ematomi, forse lasciati da qualcuno che ha tentato di liberarlo

Ultimi dubbi da risolvere sull'incidente che ha causato la morte del muratore

Ultimi dubbi da risolvere sull'incidente che ha causato la morte del muratore

Merate (Lecco), 2 luglio 2016 - Qualcosa non torna nei tempi e nei resoconti dei testimoni sulla morte di Samuele Carissimi, il 42enne di Villa d’Adda sepolto vivo mercoledì in un cantiere edile di via Monte Grappa a Merate. Sul corpo della vittima sono stati riscontrati vistosi segni al collo, al torace e alle braccia, compatibili con quelli lasciati da un piccone, o da una vanga o da qualche altro attrezzo.

Sono stati notati subito dai soccorritori e di nuovo ieri, venerdì, durante l’autopsia sulla salma del manovale eseguita dall’anatomopatologo Paolo Tricomi su indicazione del sostituto procuratore Silvia Zannini, il magistrato incaricato del caso che vuole andare sino in fondo alla vicenda. Si tratterebbe di ferite o colpi inferti dopo il decesso, attribuibile ad un arresto cardiorespiratorio in seguito a trauma da schiacciamento, cioè per la terra e il fango che lo hanno travolto nello scavo soffocandolo. Una delle ipotesi al vaglio di inquirenti e investigatori è che qualcuno abbia cercato di salvare da solo il muratore, tentando di estrarlo dalla fossa in cui è rimasto seppellito, provando a rimuovere con arnesi di fortuna i detriti che lo hanno intrappolato nel pozzo, allertando i sanitari del 118 e i vigili del fuoco solo successivamente.

Si potrebbero spiegare così i lividi e le lacerazioni. Rispetto a quanto riferito risulterebbero delle discrepanze di alcuni minuti pure nelle diverse telefonate intercorse tra chi era presente nell’area dei lavori, i responsabili della società di cui il bergamasco era dipendente e gli operatori del 112, il numero unico di emergenza, sebbene le verifiche su tabulati e celle dei ripetitori agganciate dalle diverse utenze siano tutt’ora in corso. Non sarebbe comunque cambiato assolutamente nulla, nessuno avrebbe potuto scongiurare la sciagura, perché è ormai certo che si sia trattato di una fatalità. Dalla Procura tuttavia potrebbero valutare qualche profilo di responsabilità. Per questo al cantiere di Sartirana sono stati apposti i sigilli e la zona resta al momento sotto sequestro, insieme ai macchinari e a tutto quanto si trova all’interno.