Merate, molestie sessuali su minori: l’ex consigliere va in carcere

Per Massimo Bonanomi la condanna a tre anni è diventata definitiva

SENTENZA Il tribunale di Lecco dove  si è celebrato il processo

SENTENZA Il tribunale di Lecco dove si è celebrato il processo

Merate, 6 maggio 2015 - Da casa al carcere. Massimo Bonanomi, 70 anni, ex consigliere comunale di Merate, l’altro giorno è stato prelevato dai carabinieri della stazione locale per essere trasferito a Pescarenico. La sentenza di condanna a tre anni di reclusione per atti sessuali con minori emessa a febbraio dal giudice del tribunale di Lecco Paolo Salvatore è infatti divenuta definitiva e per il reato per il quale è stato ritenuto colpevole non sono previste in prima istanza alternative alla cella. Il suo avvocato difensore, Massimo Tebaldi, tuttavia ha preannunciato che chiederà i domiciliari e l’affidamento in prova agli assistenti sociali, sia per l’età avanzata sia perché Bonanomi ha già scontato diversi mesi. Il pensionato, in passato molto attivo nel volontariato e pure negli ambienti oratoriani e parrocchiali di Pagnano, frazione dove risiede, è stato ritenuto responsabile di aver avvicinato tre bambine nell’orto di casa sua e di aver riservato loro attenzioni particolari, senza tuttavia intrattenere rapporti. Dal canto suo lui ha ammesso tutto e scelto il rito abbreviato, rinunciando anche al ricorso in Appello che pure gli avrebbe permesso di ritardare l’ingresso in prigione.

Secondo quanto emerso durante le indagini e poi in aula, il brianzolo nel 2012, il 2013 e l’estate del 2014 aveva avvicinato le ragazzine (tutte sotto i 10 anni), le quali hanno raccontato tutto ai genitori e questi ultimi agli investigatori del 112 dando il via all’inchiesta, durante la quale è stato disposto anche il sequestro di alcuni cd, un hard disk e un pc alla ricerca di tracce di eventuali filmati o immagini pedopornografiche che tuttavia non sarebbero stati trovati. Il settantenne inoltre è stato interdetto per cinque anni dai pubblici uffici, non può avvicinarsi ai luoghi frequentati dai più piccoli, come ad esempio le scuole, e deve comunicare tutti gli spostamenti, o almeno doveva sino a lunedì, prima di finire in carcere. Inoltre è stato condannato a pagare a titolo di risarcimento danni 57mila euro, 20mila a una delle sue vittime, 12.500 per ciascuna delle altre due e altri 12mila ai loro familiari. Ma potrebbe essere non ancora finita. Contro di lui punta il dito anche un’altra minorenne, una 13enne che sostiene che l’avrebbe molestata. A fine aprile la nuova accusatrice è stata sentita dai magistrati durante un’audizione protetta. A differenza dei precedenti episodi lui ha però negato tutto: «No – ha sostenuto con decisione -, a lei non ho fatto nulla». Adesso spetta al Pm incaricato del caso, il sostituto procuratore Cinzia Citterio, decidere se credergli oppure rinviarlo nuovamente a giudizio.