Da Lecco al Sahara ma sempre di corsa: avventura nel deserto per Alessio e Matteo

Alessio Stefanoni e Matteo Amigoni hanno così affrontato il deserto marocchino percorrendo 240 chilometri a piedi in una settimana

Alessio Stefanoni e Matteo Amigoni

Alessio Stefanoni e Matteo Amigoni

Lecco, 26 aprile 2017 - Dalla corsa in montagna a quella sulla sabbia. Ma non quella leggera, al mattino, sulle spiagge dell’Adriatico prima di andare a fare colazione e godersi una giornata di mare, bensì la Marathon des sables. Alessio Stefanoni, 27 anni a maggio, e Matteo Amigoni, 30, lecchesi, atleti dell’Asd Falchi Lecco e dell’Osa Valmadrera, dall’8 al 17 aprile hanno così affrontato il Sahara marocchino, percorrendo 240 chilometri a piedi in una settimana. «Per me è stata la prima volta tra le dune – spiega Stefanoni –. È molto difficile perché non si riesce mai davvero a capire quanto si è preparati e, infatti, il primo giorno è stato un vero trauma. Ci siamo dovuti confrontare con la sabbia, con il caldo e, dettaglio non da poco, con lo zaino pieno di viveri, acqua, sacco a pelo, vestiti e attrezzatura logistica.

Ci siamo allenati mesi per poter correre in questa gara, ma non abbiamo mai potuto provare davvero ad attraversare il deserto e le dune». I due atleti hanno percorso i 240 chilometri terminando la gara senza ricevere aiuti di alcun genere, soprattutto quelli medici, consentiti (ovviamente) ma portatori di penalità nel tempo finale. Amigoni ha chiuso in 40 ore, mentre Stefanoni ce ne ha messe circa cinque in più. In tutto sono state sette le tappe, mentre gli altri tre giorni sono serviti per trasferimenti e controlli tecnici e sanitari. «Il caldo si sentiva, ma in ogni caso l’abbiamo sopportato abbastanza bene – spiega Stefanoni –. Ci siamo idratati spesso, ricordandoci di bere frequentemente, senza così aver bisogno dell’aiuto dei medici presenti lungo tutto il percorso. Anche perché la soddisfazione è proprio terminare la gara senza alcun aiuto esterno».

La durezza non ha impedito di restare incantati dai luoghi. «Abbiamo corso in un posto stupendo, mentre si procede si può vedere l’orizzonte lungo il deserto. La bellezza del posto è davvero indescrivibile». L’obiettivo ora è quello di percorrere alcune gare in zona. «Adesso mi concentrerò sulla Resegup a giugno, che ho già disputato nelle passate edizioni, e forse il Giir di mont a Premana – prosegue Stefanoni –. La Marathon des Sables è stata un sogno a occhi aperti, avrò sempre un ottimo ricordo, ma non la farò più, proprio per non inquinare la memoria di questa esperienza stupenda».

In futuro potrebbe esserci ancora l’Africa. «Magari la cento chilometri in Nabimia potrebbe essere interessante. Vedremo in seguito». Ma è ancora presto per parlare delle prossime tappe intercontinentali. Ora i due si godono il meritato riposo dopo aver conquistato una competizione che ha un fascino di altri tempi e che permette di attraversare i luoghi de “Le mille e una notte”, dei sultani, ma anche della più recente legione straniera. E mentre fino a qualche anno fa auto, camion e moto transitavano in zona per la Parigi-Dakar, ora sono rimasti solo i ultramaratoneti a sfidare quella parte di deserto, dimostrando che il corpo umano, potenzialmente, ha ben pochi limiti.