Padre Tentorio, la verità sei anni dopo: "Ucciso da chi doveva difenderlo"

Agguato al sacerdote lecchese nelle Filippine: indagini quasi chiuse

Padre Tentorio durante la missione nelle Filippine

Padre Tentorio durante la missione nelle Filippine

Santa Maria Hoè (Lecco), 2 gennaio 2018 - A ordinare la sua uccisione e decretare la sua condanna a morte sarebbero stati coloro che invece avrebbero dovuto proteggerlo, cioè i militari dell’esercito regolare, i politici del posto e il capo della Polizia municipale. Soldati, amministratori locali e poliziotti avrebbero commissionato l’omicidio di padre Fausto Tentorio, il missionario del Pime originario di Santa Maria Hoè ammazzato all’età di 59 anni il 17 ottobre 2011 fuori dalla sua parrocchia di Arakan nelle Filippine, per la sua attività a favore dei tribali Manobo che difendeva da latifondisti e sfruttatori delle risorse minerarie della zona.

Chi potessero essere i mandanti e quale potesse essere il movente dell’assassinio del religioso in realtà lo si sospettava già dal giorno successivo all’agguato, ma adesso il viceprocuratore statale di Manila Peter Ong lo ha scritto nero su bianco e ha anche denunciato diverse persone coinvolte nel delitto. Tra loro ci sono alti ufficiali, come il colonnello Joven Gonzales e il maggiore Mark Espiritu, e diversi soldati del 57esimo battaglione dell’esercito di stanza a Makilala, nella provincia di North Cotabato, tra cui Jan Corbala, Nene Durado, Kaing Labi, Joseph Basol, Edgar Enoc, Romulo Tapgos e William Buenaflor. A premere il grilletto crivellando con dieci colpi di proiettili avvelenati il missionario sarebbe stato invece Jimmy Ato, arrestato pochi mesi dopo l’agguato, aiutato dal fratello Robert Ato.

«Speriamo di rendere giustizia a padre Fausto Tentorio», commenta il viceprocuratore tramite AsiaNews, l’agenzia stampa del Pime, avvertendo però nel contempo che «le accuse dovranno essere verificate attraverso una regolare indagine preliminare». Per questo i sospettati sono stati al momento solo denunciati.

Inquirenti e investigatori sostengono inoltre che la morte di Tatay Pops, come lo chiamavano i suoi fedeli, «è stata un puro e semplice omicidio», spazzando definitivamente via le illazioni secondo cui il sacerdote sarebbe stato vicino ai rivoluzionari comunisti del New people’s army: «Non c’entra la politica, il suo assassinio non ha nulla a che fare con l’Npa, non era un combattente». Dall’inchiesta è emerso pure che i militari avevano già tentato di liquidare padre Fausto Tentorio nel 2003, ma che era scampato alla morte solo grazie ai tribali, che si erano improvvisati scudi umani pur di salvarlo.