Bimbi tolti alla mamma integralista, l’imam di Lecco: "La fede non si impone"

"Bisogna educare i bimbi alla nostra fede senza forzature, trasmettendone la gioia"

L'imam Usama El Santawy (Cardini)

L'imam Usama El Santawy (Cardini)

Missaglia, 15 agosto 2017 - «La nostra fede non ammette mai la violenza, tanto meno contro i bambini, ai quali non si può imporre l’Islam». Usama El Santawy, 36 anni, imam del centro di Chiuso di Lecco, tra i più grossi della provincia, frequentato da oltre 5mila persone, condanna senza appello i due genitori della zona di Missaglia che hanno picchiato i figli di 9 e 13 anni per costringerli ad alzarsi nel cuore della notte a leggere il Corano. «Anche io ho tre bimbi piccoli – rivela la guida spirituale -. Non mi permetterei mai di imporre loro una levataccia alle 4 di mattina per rispettare l’orario della preghiera, nemmeno se me lo chiedessero, come a volte capita con il più grande». «Bisogna educare i bimbi alla nostra fede senza forzature, trasmettendone la gioia». Secondo lui se alcuni musulmani travisano i precetti e il messaggio di Maometto è perché molti imam arrivano da Paesi le cui culture e usanze sono diverse dalle realtà in cui sono chiamati a trasmettere le parole del Profeta, a differenza sua, che è nato e cresciuto in Lombardia, frequentando da ragazzino persino l’oratorio: «Una guida non può essere estranea al contesto in cui agisce, altrimenti perde di autorità». Inoltre a suo avviso occorrerebbero più moschee: «La nostra presenza sul territorio sarebbe più facile, avremmo modo di incontrare i fedeli, offrire loro supporto, guidarli, consigliarli e noi imam di accorgerci delle situazioni pericolose in modo da intervenire tempestivamente». <WC> Come nel 2015, quando era responsabile della comunità islamica di Cinisello Balsamo e ha denunciato un reclutatore dell’Isis. Eppure anche lui, durante il suo mandato a capo della moschea dell’hinterland milanese, è stato accusato di essere un estremista radicale. «Le mie parole sono state mal interpretate. Ho compiuto un’analisi dei motivi e del contesto che possono spingere i giovani musulmani a diventare foreign fighters. Per risolvere i problemi occorre comprenderli. Studiare un fenomeno significa prevenirlo, altrimenti poi si verificano situazioni come quella che è emersa a Missaglia e ad andarci di mezzo sono sempre i più deboli».