Dopo il blitz in via Ferriera, protesta anche il sindacato di polizia

«Chi commette reati deve perdere lo status di rifugiato»

Lo spaccio in via Ferriera

Lo spaccio in via Ferriera

Lecco, 21 novembre 2017 - Il caso di via Ferriera e del blitz contro i migranti spacciatori continua a tenere banco in città. Dopo le reazioni politiche più o meno forti e più o meno strumentali, nella giornata di ieri è scesa in campo anche una sigla sindacale di polizia, ovvero colleghi degli agenti intervenuti la scorsa settimana per stroncare il supermarket della droga. «La brillante operazione della squadra Mobile di Lecco - scrive in una nota Gaspare Liuzza, segretario regionale Coisp - in seguito alla quale sono stati denunciati 33 extracomunitari africani per spaccio di sostanze stupefacenti dimostra che lo Stato c’è e cerca di garantire la sicurezza e la legalità sebbene talvolta nei cittadini vi sia la sensazione che questi beni non siano una priorità nell’agenda politica del Paese in questo momento».

«La maggior parte dei 33 stranieri denunciati erano in possesso di documenti attestanti lo status di rifugiato e quindi il diritto di accoglienza, 22 di costoro vivevano a carico della collettività in cinque centri di accoglienza ubicati nella Provincia di Lecco, 2 erano clandestini irregolari ed altri 8 avevano già perso il diritto di accoglienza per altri reati. Tuttavia i 33 stranieri sono stati denunciati a piede libero, hanno perso il diritto all’accoglienza, ma non saranno immediatamente allontanati dal territorio nazionale in quanto paradossalmente il loro status di richiedente asilo rimarrà fino a quando la competente Commissione territoriale valuterà la loro posizione».

«Il brillante blitz di fatto non ha avuto conseguenze immediate e dirette a causa di una falla che chi ha le redini del governo di questo Paese dovrebbe colmare modificando la normativa vigente: sarebbe sufficiente prevedere la perdita immediata dello status di richiedente asilo e l’espulsione con allontanamento coattivo alla frontiera preventivamente convalidato dall’Autorità Giudiziaria. Una scelta che però si pone in antitesi con la politica dell’assistenza ed accoglienza oggi portata avanti che, come noto, possono agevolare l’ingresso nel territorio italiano, oltre che di migranti economici e di richiedenti protezione internazionale, anche di soggetti vicini alle organizzazioni terroristiche di matrice islamica».