Ha vinto l’amore di Chiara e Serena: Vittoria avrà il doppio cognome

Il tribunale di Lecco ha deciso che la loro bimba potrà avere quello di entrambe

Una coppia gay a spasso

Una coppia gay a spasso

Lecco, 7 aprile 2017 - «Era importante che nostra figlia Vittoria avesse il doppio cognome, è un segno di appartenenza». Chiara e Serena sono contente e nella telefonata lo si capisce chiaramente. Nei giorni scorsi una sentenza del Tribunale di Lecco ha inibito all’Ufficiale dello stato civile di Lecco di cancellare dalle schede anagrafiche il “cognome comune” scelto da Chiara e Serena per la loro bimba.

Con questa sentenza il giudice Federica Trovò della sezione civile ha accolto il ricorso urgente presentato dagli avvocati Stefano Chinotti e Vincenzo Miri e dalla presidente di Rete Lenford, Maria Grazia Sangalli, per Chiara e Serena che nel 2013 si erano sposate a Porto, in Portogallo. Nel settembre scorso la coppia aveva fatto trascrivere il matrimonio, scegliendo appunto il “cognome comune” ai sensi del comma 10 della legge Cirinnà. In forza del “decreto ponte” il cognome dell’unione era stato trasferito a Vittoria, nata lo scorso novembre.

«La madre biologica in realtà è Serena - ci racconta Chiara - e proprio per questo per me era bello che Vittoria avesse anche il mio cognome, un legame simbolico che la legasse anche alla mia famiglia, ai miei parenti che l’hanno accolto con un amore grande». Nell’ultimo decretoattuativo invece il Governo ha avuto un ripensamento e di fatto ha operato una retromarcia, disponendo la cancellazione dello stesso dalle schede anagrafiche e quindi da tutti i documenti per impedirne la trasmissibilità ai figli. «La mattina che l’ho saputo - spiega Chiara, romana di nascita ma da anni trasferita in città - era stata una grande delusione. Anche mia mamma che sta organizzando il battesimo di Vittoria a Roma si era allarmata: non è facile per una donna di 82 anni capire che una legge imponesse di togliere il doppio cognome». Così Chiara e Serena si sono rivolte all’avvocatura avvocatura per i diritti Lgbti - Rete Lenford e il giudice Trovò ha dato loro ragione. La sentenza farà di sicuro giurisprudenza.