ANDREA MORLEO
Cronaca

Cordata in vetta al Cerro Torre: cima simbolo dell'alpinismo lecchese

Un sogno che si avvera per il lecchese Giovanni Giarletta (vice capo stazione del Soccorso Alpino) e Manuele Panzeri, di Ballabio (Guida Alpina, anche lui volontario del Soccorso e membro del Gruppo Gamma) e il varesino Tommaso Sebastiano Lamantia

Verso la montagna

Verso la montagna

Lecco, 27 gennaio 2018 - La Patagonia è terra di sogni per i lecchesi. Sogni che spesso si avverano come per la cordata composta dagli alpinisti di casa – il lecchese Giovanni Giarletta (vice capo stazione del Soccorso Alpino) e Manuele Panzeri, di Ballabio (Guida Alpina, anche lui volontario del Soccorso e membro del Gruppo Gamma) - e il varesino Tommaso Sebastiano Lamantia (anche lui membro del Soccorso alpino) ha raggiunto la cima de Cerro Torre a quota 3.108 metri dopo ben tre giorni di scalata sulla Parete Ovest e un bivacco a 40 metri dalla vetta.

I tre, partiti da Lecco a fine dicembre, hanno dovuto affrontare parecchie difficoltà prima di riuscire a solcare la calotta sommitale di questa incredibile montagna. Il team aveva già tentato la cima nella prima metà di gennaio ed era stato ribattuto per via delle condizioni meteo proibitive. Questo primo tentativo ha comunque permesso di portare materiale e viveri fondamentali per l’ascesa. L’ambizioso progetto di ripercorrere la Via dei Ragni, realizzata nel 1974 dalla spedizione lecchese capitanata da Casimiro Ferrari, oggi è di nuovo realtà.

In un paesaggio fatto di cime aguzze, funghi di neve e ghiaccio, Manuele, Giovanni e Tommaso hanno potuto così rivivere e riscrivere une delle più belle pagine dell’alpinismo lecchese e mondiale. Il Cerro Torre con la sua parete ovest rappresenta sicuramente una delle montagne più belle e allo stesso tempo più difficili da scalar:  600 metri di sviluppo di ghiaccio e misto con difficoltà variabili, un sogno per molti, una realtà per il trio lecchese.

"E’ stata un’avventura epica - raccontano - dove abbiamo dato e speso ogni singola nostra risorsa. Due giorni in truna con tempesta e tre giorni di scalata con un bivacco a 40 metri dalla cima seduti all’addiaccio. La discesa è stata tremenda nel cuore di una tempesta. Siamo emozionati e felici ma è stata veramente durissima”.