Poliziotto morto, l'odissea di Francesco in ambulanza: due ore per portarlo all’ospedale

Il primo ricovero a Gravedona, poi il trasferimento a Lecco. E la morte

Francesco Pischedda

Francesco Pischedda

Colico (Lecco), 5 febbraio 2017 - La prima richiesta di aiuto è scattata alle 20.20, ma l’agente scelto della Stradale di Bellano Francesco Pischedda è arrivato in ospedale a Gravedona soltanto due ore dopo. In quello di Lecco addirittura quattro più tardi, praticamente morto. Francesco avrebbe compiuto 29 anni domenica prossima. A lanciare l’allarme sono stati i due colleghi di pattuglia del poliziotto precipitato nel vuoto da un cavalcavia lungo la Superstrada a Colico mentre inseguiva a piedi un sospettato: «Mandate qualcuno, abbiamo due uomini a terra, uno è dei nostri...». La telefonata dalla centrale del Numero unico di emergenza di Varese è stata immediatamente dirottata alla Soreu dei Laghi, la Sala operativa regionale di Como. I primi a intervenire sono stati i volontari della Croce rossa di Colico e del Soccorso bellanese, poco prima delle 21 sono giunti anche i sanitari di Areu da Bellano con l’automedica.

I sintomi di una sospetta emorragia interna per il poliziotto sono parsi subito evidenti, per questo sono stati chiesti i rinforzi, ma è trascorsa quasi un’altra mezz’ora prima che, alle 21.30, da Gravedona venissero inviati un infermiere e i componenti dell’autoinfermieristica. Per accorciare i tempi qualcuno ha proposto di cominciare ad accompagnare il paziente con l’ambulanza di base verso l’autoinfermieristica per incrociarsi a metà strada e guadagnare minuti preziosi, ma il via libera è stato dato quando ormai anche l’autoinfermieristica era praticamente già lì, mentre stavano per scoccare le 22. Per divorare i 17 chilometri verso l’ospedale Gravedona ci sono poi voluti altri venti minuti. Dopo le prime cure e le valutazioni delle condizioni, i medici che hanno preso in carico il paziente hanno valutato di non essere nelle condizioni di assistere in maniera adeguata il paziente e hanno deciso di trasferirlo nuovamente e dirottarlo al più attrezzato “Alessandro Manzoni” di Lecco.

Era una notte maledetta. A causa del maltempo non è stato nemmeno possibile utilizzare l’eliambulanza. Nonostante le sirene spiegate, i lampeggianti accessi e la folle corsa, sono trascorsi quasi altri tre quarti d’ora per percorrere i 55 chilometri di tragitto. La pioggia, l’asfalto viscido e la nebbia a tratti hanno reso impossibile andare più veloce. Una volta a Lecco non c’è stato nemmeno il tempo di accompagnare l’agente in camera operatoria per tentare di operarlo: Francesco è morto al suo arrivo a Lecco, a causa di una emorragia dovuta alla rottura dell’aorta toracica. Sulla tempistica e sulla gestione dell’emergenza adesso investigatori e inquirenti vogliono vederci chiaro. Hanno già acquisito le registrazioni delle telefonate tra la sala operativa del 118 e i soccorritori in strada e convocato in Questura come persone informate sui fatti i volontari e i paramedici che hanno aiutato i sanitari. Se il poliziotto fosse stato trasferito direttamente a Lecco, come il ladro che tentava di catturare, forse sarebbe ancora vivo.