Croci abbattute e bandiere strappate: guerra di religione sulle vette lecchesi

Contesa fra chi difende la tradizione e chi issa vessilli tibetani

Giuseppe Orlandi del Cai di Bellano

Giuseppe Orlandi del Cai di Bellano

Lecco, 9 ottobre 2017 - A duemila metri d’altitudine scoppia la guerra di religione. Su un fronte chi difende la tradizione religiosa delle croci e chi le abbatte, magari preferendo seguire l’ultima moda dell’alpinismo, issare un vessillo tibetano quando si raggiunge la vetta. In cima alla Grignetta ieri è tornata in piedi, provvisoriamente, la croce divelta e gettata a terra da ignoti vandali. All’inizio si pensava che fosse colpa del vento, ma alcuni volontari sono saliti oltre i 2mila metri per ripararla. E la situazione è apparsa chiara: un gesto volontario.

A guidare la spedizione Giuseppe Orlandi, presidente del Cai di Ballabio. «L’abbiamo appoggiata al sasso per non lasciarla a terra ma rimetterla in piedi è difficile – spiega –. Non credo si potrà usare questa croce: è stata piegata di proposito e dovrà essere sostituita con una più robusta. Si è trattato senza dubbio di un atto vandalico – aggiunge –, il vento non c’entra». E qui comincia il problema, che sarebbe non di semplice teppismo, ma di simboli. «Qui è venuta fuori una questione per le bandiere, chiamiamole tibetane, sulla croce. Io ed altri non le vogliamo, ci sono altri posti dove metterle. Io sono stato in Nepal e Tibet, anche là ci sono zone dove sono ben viste e altre no. Adesso qui sulle nostre montagne si è formata una “setta”, uso apposta questo termine, che vuole mettere le bandierine. Facciano pure, ma non sulle croci. La croce è una cosa che ha il suo significato e basta, non ci devono essere stracci appesi, deve essere una cosa pulita, la croce inizia e finisce lì», scandisce.

A dare una mano anche il consigliere comunale di Lecco Filippo Boscagli: «Ero andato per vedere la situazione poi ho trovato Orlandi e con altre persone gli abbiamo dato una mano a rimetterla in piedi. L’hanno buttata giù, non sono esperto, ma un croce che resiste al vento a150 all’ora non viene giù a caso e di certo il vento non decapita le Madonne». Sì, perché anche la statua della Vergine è stata vandalizzata. Boscagli vuole segnare però il punto e afferma: «Si tratta di un fatto di gravità assoluta sotto tutti gli aspetti: è come dar fuoco a una chiesa, ma si deve guardare anche l’aspetto storico e sentimentale per i lecchesi e per migliaia di persone nel mondo, per i quali la croce e la statua sono un pezzo di storia, di identità. E non è politica». Infine il consigliere chiede che il Cai «presenti denuncia formale», e «chiederò che i comuni del territorio si costituiscano parte civile nei confronti di chi ha compiuto questo gesto. Questa non è solo una questione religiosa ma anche affettiva, molti ex voto posti ai piedi della croce sono stati buttati».