Fallimento Brambilla, l'ex ministro ora rischia

Chiuse le indagini sul fallimento delle Trafilerie del Lario: 9 persone accusate di bancarotta fraudolenta per il crac della storica azienda della famiglia dell’ex ministro Michela Vittoria Brambilla

Michela Vittoria Brambilla con il padre Vittorio

Michela Vittoria Brambilla con il padre Vittorio

Calolziocorte, 9 maggio 2017 - La Procura di Lecco ha chiuso le indagini sul fallimento della società Trafilerie del Lario (ex Trafilerie Brambilla)  di Calolziocorte. Nove le persone iscritte nel registro degli indagati, accusati di bancarotta fraudolenta per il crac della storica azienda della famiglia dell’ex ministro del Turismo dichiarata fallita nel settembre 2014. In realtà i cancelli dello storico stabilimento di Calolziocorte che produceva fili di acciaio si erano definitivamente chiusi nell’ottobre 2013 con la cassa integrazione per 73 tra operai e impiegati. Poi sfumò l’ipotesi di vendita dell’azienda a un imprenditore turco.     I magistrati Nicola Preteroti e Paolo del Grosso hanno concluso l’inchiesta, depositato il 415 bis e le persone coinvolte – tra cui Vittorio Brambilla, presidente della società, e l’ex ministro e oggi parlamentare di Forza Italia, Michela Vittoria Brambilla –  avranno  ora venti giorni di tempo per presentare memorie, documenti oppure essere sottoposti a interrogatorio dai magistrati. Michela Vittoria Brambilla, attualmente presidente della  ommissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza, sarebbe sospettata dalla Procura di Lecco di essere stata amministratore di fatto della Trafileria del Lario. Le altre persone iscritte nel registro degli indagati sono il padre Vittorio, presidente della società, i componenti del consiglio di amministazione e il collegio sindacale.   

Al via dell'indagine, lo scorso anno, il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Lecco, coordinata dalla Procura, aveva effettuato perquisizioni e sequestrato documenti, conti correnti e beni per decine di milioni di euro nei confronti degli amministratori della società, dei liquidatori e del collegio sindacale  dell'aziendache al momento del fallimento presentava un buco attorno ai 40 milioni di euro. Oltre alla bancarotta fraudolenta, i finanzieri hanno passato al setaccio anche un’operazione immobiliare e un omesso versamento di tributi per 488mila euro. Su quest’ultimo Vittorio Brambilla si è già dichiarato disponibile al versamento, saldando il conto – per questo reato – con la giustizia.