Prima della Scala 2016: tre bambini per “Dolore”, figlio di Madama Butterfly

I giovanissimi cantanti nella parte del figlio di Madama Butterfly il 7 dicembre al Piermarini

Da sinistra Amalia Goldaniga, Jacopo Mancino  e Gerardo Zecchini, anche  a fianco con Cio-Cio-San

Da sinistra Amalia Goldaniga, Jacopo Mancino e Gerardo Zecchini, anche a fianco con Cio-Cio-San

Milano, 2 dicembre 2016 - La cosa più difficile? «Dormire. Dobbiamo stare fermi tutto il tempo». Il momento più divertente? «Quando andiamo a prendere i fiori, rosa e bianchi, dal ciliegio per spargerli in scena perché è arrivata la nave». Il primo pensiero appena saliti sul palco, dopo i primi giorni ai laboratori Ansaldo? «Wow: che emozione». Così tanta che quando ritornano in classe, se la tengono tra i segreti più riposti. Come solo i bambini sanno fare. «Dove sei stato?», chiedono infatti i compagni. «Niente, a teatro», la risposta.

Gerardo Zecchini, 6 anni, Jacopo Mancino, 5 anni, e Amalia Beatrice Goldaniga sono i più giovani esordienti di questa «Madama Butterfly» che a Sant’Ambrogio aprirà la stagione lirica del Teatro alla Scala. Forse tra i più giovani esordienti di sempre sul palco del Piermarini. A loro il compito di interpretare Dolore, il figlio di Cio-Cio-San, comparsa muta per buona parte del secondo atto. Ma, anche se non canta, personaggio fondamentale della tragica storia della sposa ragazzina e del luogotenente americano. Visto che F. B. Pinkerton farà ritorno – in questa versione trincerandosi dietro alla nuova moglie Kate – proprio per avere in affido il figlio avuto dalla geisha. Incontriamo i tre «Piccolo iddio» (così nel finale lo chiama Butterfly) nella Sala Rossa del Teatro alla Scala. Poco prima che si vada in scena per l’antegenerale. La «prima» toccherà a Gerardo, che dei tre è l’unico con i «ricciolini d’oro schietto» nature. Con loro, Chiara Crepaldi, tutor dei minori del Teatro alla Scala e delle voci bianche dell’Accademia. E altri due bambini, che nelle recite, invece, canteranno: Alberto Galli, 9 anni, e Ryutaro Sugyiama, 11. Interpreteranno il cugino di Butterfly durante la reunion familiare del primo atto, intonando «Eccellenza» rivolti al novello sposo. «Il maestro Chailly ci ha chiesto di aspettare l’attacco dell’orchestra e sulla corona ( nota prolungata, ndr) intonare la nostra parte». I due ragazzini provengono dal Coro delle voci bianche della Scala, e hanno già «cantato – precisano – in «Bohème», «Wozzeck», «Rosenkavalier», «Co2», «Carmen». Con questo curriculum di tutto rispetto quando gli anni di attività si contano ancora su una mano, il loro futuro non potrà che passare «dal mondo della musica. A scuola studiamo strumento». Sugyiama flauto traverso e pianoforte («è bravissimo», sottolinea Crepaldi), Galli flauto dolce, piano e corno.

Per Gerardo, Jacopo e Amalia, scelti tra gli allievi dei corsi propedeutici dell’Accademia della Scala, il debutto è assoluto, invece. Alvis Hermanis ha spiegato bene cosa dovranno fare. «Ci ha chiesto di rivolgere lo sguardo a chi ci sta parlando, di non fare finta di suonare il piano. Di stare fermi quando dobbiamo dormire», spiegano Jacopo e Amalia. Gerardo vince l’iniziale timidezza e afferma che «mi piace andare a prendere i fiori del ciliegio» quando Madama Butterfly e Suzuki sentono e vedono «il cannon del porto, una nave da guerra». Certo, «ci sono momenti più di gioia e momenti più commoventi», ricorda Jacopo, dall’esperienza dei suoi 5 anni. E nella scena dell’harakiri, Dolore «viene bendato da Cio-Cio-San», rivelano i tre protagonisti. Sarà poi Pinkerton a togliergli la fascia dagli occhi e a portarlo via con con sé. E a scuola che dicono? «Ci chiedono, le maestre. Forse qualcuna verrà a vederci. Ai compagni di classe diciamo di essere andati a teatro». Amalia, in più, ha già un doppio incarico. «Ho uno spettacolo in tedesco. Ma non sempre posso essere presente alle prove». Le insegnanti si mettano il cuore in pace. Anche perché il debutto andrà in mondovisione. Dai tre tenori ai tre Dolore. Se Pavarotti, Carreras e Domingo hanno segnato un’epoca, chissà che anche Zecchini, Mancini e Goldaniga, Sugyiama e Galli, non possano ripeterne le gesta.