Migranti, nuova emergenza: una radiografia non fa maggiorenni

Il gip di Como: non prova l’età. Rischio caos per i minori non accompagnati

Il gip di Como Maria Lusia Lo Gatto

Il gip di Como Maria Lusia Lo Gatto

Como, 19 febbraio 2018 - L’esame radiologico del polso non può essere utilizzato per stabilire la maggiore età di una persona priva di documenti. Un’indicazione più volte ribadita a livello sia nazionale che europeo, ma sempre disattesa, che tuttavia ha spinto il gip di Como, Maria Lusia Lo Gatto, a non convalidare l’arresto di tre giovani trovati con documenti falsi, dichiarandosi incompetente e trasmettendo gli atti al Tribunale dei minorenni.

La questione, che riguarda una casistica i cui numeri sono tutt’altro che contenuti, apre due importanti fronti di considerazione: il primo relativo alle garanzie di tutela dei minori non accompagnati, il secondo collegato alla necessità di prevenire il più possibile la creazione di condizioni di clandestinità dei cittadini stranieri privi di documenti. A inizio anno in Lombardia risultavano presenti 1.155 minorenni maschi e 67 femmine, ma il numero di coloro che sono stati qualificati come maggiorenni sulla scorta di un esame auxologico, vale a dire la radiografia del polso, non è quantificabile. Su questo metodo gravano una quantità di controindicazioni, evidenziate dalla Corte Europea, ribadite dalla legge Zampa del maggio scorso e recepite ora dal gip di Como nel suo provvedimento. Infatti tale accertamento clinico - il più utilizzato dalle forze di polizia - è passibile di un margine di errore fino a due anni: i parametri su cui si basa sono relativi alle radiografie di bambini e adolescenti americani degli anni ’30 e della popolazione britannica degli anni ’60, ma non sono mai stati aggiornati e contestualizzati al patrimonio genetico, alle abitudini alimentari e agli stili di vita delle popolazioni dell’Africa Sub-Sahariana e dell’Asia. L’attribuzione di una maggiore età secondo canoni approssimativi, genera tuttavia una ricaduta sociale non lieve: la negazione dei diritti di accoglienza e assistenza da parte delle istituzioni, lasciando campo libero alla condizioni di clandestinità di tali soggetti.

I rovescio della medaglia si traduce in maggiori costi da parte del Comune in cui viene trovato il minore, per il quale scatta l’obbligo di presa in carico, collocamento in strutture adeguate, avviamento alla scolarizzazione. Nel 2017 dal Comasco, secondo il rapporto di Intersos, sarebbero transitati 1.070 minori stranieri non accompagnati, tutti o quasi in transito verso la Svizzera e il Nord Europa, ma non sempre in grado di superare le frontiere. Nel frattempo Regione Lombardia sta portando avanti un progetto per la formazione di tutori volontari. Nel 2017 la sola città di Como aveva in carico 173 minori stranieri privi di qualunque riferimento parentale in Italia (erano solo 15 nel 2009) , che hanno portato a 3 milioni e 900mila euro la spesa a carico di Palazzo Cernezzi, metà della quale fronteggiata dal Ministero.