Como, la Provincia sfratta il prefetto

Provincia in difficoltà dopo il bilancio di lacrime e sangue costretta a mettere all'asta il patrimonio immobiliare

All'asta a 1.500 euro al metro quadro

All'asta a 1.500 euro al metro quadro

Como, 28 novembre 2015 - Scherzando, ma non troppo, nei corridoi di Villa Saporiti si dice che quello che avrebbe voluto ma non ha mai osato fare la Lega, per oltre vent’anni alla guida della Provincia di Como, è toccato al Pd. Dare lo sfratto al prefetto non è cosa da tutti i giorni e probabilmente la presidente Maria Rita Livio ne avrebbe fatto volentieri a meno, se non si fosse trovata alla prese con un bilancio lacrime e sangue. «Come molte altre province d’Italia ci troviamo al centro di una transizione molto difficile – spiega – Competenze e risorse sono legate tra loro e il Decreto Delrio ha introdotto modifiche sostanziali che sicuramente a regime daranno i loro frutti, gestire il cambiamento non è stato facile e ha comportato scelte che abbiamo condiviso con l’Upi (Unione delle Province d’Italia ndr.)».

Dopo aver tagliato tutto quello che si poteva tagliare, rinegoziando i mutui e diminuendo i dirigenti (scesi da tredici a nove in vista di una prossima ulteriore riduzione a cinque), adesso è venuta la volta del patrimonio immobiliare: ville, dimore storiche e terreni per un controvalore di 25 milioni di euro destinati presto a finire all’asta. Tra i gioielli di famiglia che verranno messi all’incanto palazzi simbolo come Villa Porro Lambertenghi a Cassina Rizzardi, patrimonio di storia del Risorgimento e luogo simbolo del Romantismo italiano legato a figure come Silvio Pellico, Federico Confalonieri e Giovanni Berchet, spesso ospiti della contessa Anna Serbelloni. Destinata a finire all’incanto anche l’ex Caserma dei Carabinieri di via Borgovico, al centro nei mesi scorsi di feroci polemiche per la decisione di trasformarla a rifugio per profughi e la sede della Prefettura nella centralissima via Volta.

Nei mesi scorsi si era addirittura pensato di iscrivere gli immobili all’interno di un fondo della Cassa Depositi e Prestiti, così da ottenere immediata liquidità, alla fine però ha prevalso la linea della cessione definitiva. Impossibile altrimenti riuscire a far quadrare il bilancio dell’ente che ancor oggi vede, tra le sue principali uscite, il costo per il personale. Da questo punto di vista il Decreto Delrio è stato draconiano, imponendo alla Provincia di Como di passare da 365 dipendenti a 180, per ottenere un risparmio secco a bilancio di 8 milioni di euro sulle spese. Più facile a dirsi che a farsi visto che in un anno, al netto di pensionamenti e trasferimenti volontari, a Villa Saporiti sono rimasti ancora in trecento. Dal 16 novembre scorso il curriculum di 114 tra impiegati e dirigenti è stato caricato sul portale della Pubblica Amministrazione, in attesa che Stato, Regioni e Comuni si facciano avanti per reclutarli. Nell’attesa è compito della Provincia pagar loro lo stipendio e come si fa in tutte le famiglie, quando si è troppi a tavola, occorre rinunciare all’argenteria.