Como, abusi sessuali ed estorsione: l'incubo di una ragazza disabile

Con un finto profilo Facebook si era messo in contatto con lei e l'aveva convinta a mandarle foto in pose intime per poi ricattarla. Alla fine aveva chiesto di incontrarla per abusare di lei

La ragazza aveva perso la testa per lui, ma era un profilo falso

La ragazza aveva perso la testa per lui, ma era un profilo falso

Como, 21 aprile 2016 - Richieste sempre più pressanti di denaro, ma anche di incontri che sfociavano in abusi sessuali. Una vicenda durata mesi, che ha coinvolto una ragazza di 23 anni, portatrice di una disabilità psichica e residente nell’Alta Brianza, a cui ora hanno messo fine i carabinieri di Erba. Luca Sacchetto, 46 anni di Cassano Magnago, è stato portato in carcere a Busto Arsizio in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, chiesta dal sostituto procuratore di Como Simona De Salvo, e firmata dal gip Ferdinando Buatier, che ha poi dichiarato la sua incompetenza territoriale e trasmesso il fascicolo a Varese, dove si sarebbero consumati i reati. Le accuse di cui deve rispondere Sacchetto, vanno dall’estorsione alla violenza sessuale, in un crescendo di condotte da cui la ragazza non riusciva più a sottrarsi, per quanto avesse chiesto ripetutamente di essere liberata dalle imposizioni a cui era andata incontro.

La vicenda sarebbe iniziata a ottobre scorso, quando l’uomo ha contattato la ventitreenne su Facebook, usando un falso profilo su cui compariva la foto di un ragazzo giovane e molto attraente, a torso nudo: immagine decisamente lontana dall’effettivo aspetto di Sacchetto, che per nulla assomigliava al palestrato della foto profilo. Tuttavia, per quel giovane uomo biondo, con i pettorali scolpiti, la ragazza in poco tempo ha letteralmente perso la testa, cominciando a cedere a una serie di richieste sempre più difficili da sostenere. All’inizio Sacchetto le avrebbe infatti chiesto di inviargli foto in pose discinte o molto intime, che avrebbe poi utilizzato per chiederle sia denaro che prestazioni sessuali. A 20 o 30 euro alla volta, anche rubando il denaro ai genitori, la ragazza avrebbe quindi ricaricato sulla Poste Pay di Sacchetto un migliaio di euro.

Ma poi i soldi non bastavano, così l’uomo le ha chiesto di cominciare a incontrare un suo amico, che altri non era che lui stesso, con il suo volto reale. Dopo alcuni incontri, la ragazza ha iniziato a implorarlo di non obbligarla più a incontrare quell’uomo, che lei non voleva, ma Sacchetto non faceva passi indietro. Tutte queste conversazioni tra i due, sono rimaste memorizzate nella chat di Facebook, che i carabinieri di Erba hanno utilizzato per ricostruire la vicenda e inquadrare le accuse, quando i genitori della ragazza hanno scoperto cosa stava accadendo. Circostanze confermate dalla stessa vittima, che è stata interrogata dal magistrato con tutte le tutele che devono essere garantite in questi casi. Nei prossimi giorni l’uomo sarà interrogato, e potrà rendere la sua versione di ciò che è accaduto con la ragazza, e di ciò che gli viene contestato.