Stand chiusi, sporchi e senza merce. Il flop dei cluster di Expo: «Zero visitatori»

I padiglioni collettivi sono il vanto di questa edizione ma non sono finiti. Gli organizzatori corrono ai ripari

La parata di Foody attraversa il Decumano

La parata di Foody attraversa il Decumano

Milano, 5 aprile 2015 - Sarebbero il fiore all’occhiello dell’Expo di Milano. E invece in questi primi giorni di apertura ne sono la spina nel fianco. Si tratta dei cluster, i nove padiglioni collettivi dell’Esposizione universale, che riuniscono intorno a filiere agricole (come riso e cacao) o paesaggi (zone aride e isole, ad esempio) 84 Paesi che non avrebbero avuto le risorse per costruire un proprio stand. Una sperimentazione tentata per la prima volta in questa edizione. Ma appena si sono aperti i cancelli, sono venute a galla le magagne. Pronti fuori, ma vuoti dentro, come lo scatolotto di Cuba nel recinto del cacao, o sottoposti a grandi pulizie che non hanno sortito l’effetto dovuto. Di 65 spazi, spiega Expo, 48 sono «aperti e funzionanti» e oggi inaugura ufficialmente l’area del riso. I Paesi ospiti, però, hanno un’altra opinione. Il cluster delle zone aride è un deserto di nome e di fatto: la Giordania è chiusa, la Mauritania anche, all’Eritrea hanno montato un monitor sopra l’allestimento e le teche sono vuote, come pure in Senegal. «Qui non viene nessuno, non ci sono indicazioni – spiega la lavoratrice di uno degli stand –. La merce è bloccata in dogana». Non va meglio negli spazi del mare e delle isole: Comore, Guinea Bissau e Corea del Nord (l’ultimo Paese che ha aderito all’Expo) sono stand fantasma.

Dopo che la pioggia del giorno dell’inaugurazione aveva spinto il commissario, Dario Cartabellotta, ad armarsi di ramazza per pulire la piazza, il cluster del bio-mediterraneo (il più grande) è l’unico a essere decollato, tanto che ha ospitato i colleghi dei cereali e tuberi, sprovvisti di cucine. «Oggi (ieri per chi legge, ndr) con le scuole c’è stato più movimento – spiega il manager della Regione Sicilia, che coordina le attività – e poi stiamo completando il passaggio diretto con Palazzo Italia e l’Albero della vita». I cluster dei territori, concentrati nell’area nord-est, pagano lo scotto di stare dietro i padiglioni dei Paesi e una serie di edifici commerciali non finiti. Risultato: sembra un’area di cantiere e il visitatore gira al largo. Expo spa è corsa ai ripari e ieri ha radunato intorno a un tavolo i commissari. Obiettivo: risolvere entro la prima settimana i problemi maggiori. Vedi pulizia, bagni, pratiche per internet, acqua, luce e spazzatura, allestimenti. Nel frattempo, squadre di lavoratori di Expo sono posizionate fuori dai cluster, per attirare i visitatori. «Fermé pour le moment, chiuso al momento», recita il cartello sulla porta di Haiti. L’intero lato destro del cluster dei cereali e tuberi non funziona. Mancano gli arredi, bloccati in dogana. Come gran parte della merce di questi Paesi. Il Gambia, nell’area frutta, ha ricevuto solo nel pomeriggio le macchine per le cucine. Intorno, gli altri Paesi stanno chiusi. E se il cluster del cioccolato non avesse negozietti e bar all’esterno, sarebbe altrettanto vuoto.

«Da mesi i commissari denunciano disfunzioni organizzative e logistiche, che avrebbero pregiudicato la corretta partecipazione. Proprio come è avvenuto», lamenta in una nota Alfredo Cestari, presidente della Camera di commercio ItalAfrica centrale, che rappresenta 19 Paesi ospiti a Expo. E rincara la dose: «Molti padiglioni non sono allestiti per le mancate spedizioni delle merci dall’Africa (il viaggio di una nave cargo può durare anche 40 giorni). Expo spa, per correre ai ripari, ha deciso di caricare merci su cargo aerei ma le quantità sono enormemente differenti». In questi giorni si lavora anche al padiglione dell’Unione europea (aprirà sabato) e in quello di Confindustria (VIDEO): dentro gli operai sono ancora impegnati a posare gli impianti e finire l’involucro, prima di passare all’allestimento vero e proprio.

Prosegue, infine, la vertenza sulle assunzioni in Expo. Assolavoro e Assosom, in rappresentanza delle agenzie interinali, hanno riconosciuto l’accordo siglato nel luglio dello scorso anno tra Cgil, Cisl, Uil ed Expo, per inquadrare con il contratto del commercio i lavoratori del sito. L’intesa, però, vale per le nuove assunzioni. Toccherà alle agenzie denunciare e sanare le irregolarità precedenti. I confederali, nel frattempo, hanno mobilitato i colleghi del commercio a livello nazionale per denunciare l’applicazione del contratto Cnai, che riconosce meno di cinque euro all’ora al dipendente. La battaglia si allarga fuori da Expo.

luca.zorloni@ilgiorno.net

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