Brescia, 5 maggio 2016 - Il piccolo e medio imprenditore bresciano nel 2016 lavorerà 220 giorni per pagare tasse imposte varie. Il fisco, nella Leonessa, non ha alcun pietà. Nonostante il settore soffra dal 2008, quando è iniziata la crisi, lo Stato si prende il 60,1% del reddito di impresa. Il dato emerge dal “Rapporto 2016 – Comune che vai Fisco che trovi” dell’osservatorio permanente del CNA sulla tassazione. Anche se i bresciani possono consolarsi dato che si trovano al 65esimo posto su 124 grandi Comuni italiani, la situazione è comunque preoccupante , anche in considerazione del fatto che secondo gli studi della locale Camera di Commercio il settore risulta in flessione. A livello nazionale il peso complessivo del fisco è sceso al 60,9%, dopo il picco toccato nel 2012 (64,5%). C’è un po’ di soddisfazione, ma il livello della pressione fiscale viene giudicato intollerabile dai vertici di CNA, dato che segna 19,4 punti in più della media europea.
«È un dato positivo, ma non così incoraggiante – commenta la presidente di Cna Brescia, Eleonora Rigotti – rimarchiamo che a Brescia nel primo trimestre le aziende artigiane hanno davanti a loro ancora un segno “meno”. E’ un dato che ci rammarica e che rafforza la nostra posizione nei confronti delle istituzioni, che non possono continuare ad “accanirsi” sulle imprese con diversificazioni tra grandi e piccoli che sono ancora troppo deboli. Il sistema italiano penalizza chi vuole pagare le tasse».
Ai costi diretti dell’imposizione fiscale, va aggiunto il peso della burocrazia: il tempo che l’impresa dedica agli adempimenti viene sottratto alla produzione, e quindi alla generazione di valore economico. «Si penalizzano ulteriormente le imprese di micro e piccole dimensioni – spiega la presidente Rigotti – Su di loro questi adempimenti pesano molto più che su aziende più strutturate, che riescono a fronteggiare meglio questa situazione. È in questo contesto che si inserisce il lavoro al fianco delle imprese di CNABrescia, fatto di servizi ma anche e soprattutto di difesa degli interessi del mondo artigiano grazie alla propria vocazione per la rappresentanza sindacale». Per questo motivo l’associazione di via Orzinuovi oggi chiede che, per valorizzare start-up e chi è già presente sul mercato ma vuole investire in processo, prodotto, comunicazione, «si possano avere defiscalizzazioni che permettano di incidere sull’organizzazione aziendale e sullo sviluppo dell’impresa. E che non siano solo un segnale, ma un’azione significativa e incisiva».