Caso Stamina, "Sì, ci avevano proposto la cura. Contattati durante cena di raccolta fondi"

Dopo l’arresto del medico già coinvolto nella vicenda Stamina di Federica Pacella

Marino Andolina, fuori dal Civile (Fotolive)

Marino Andolina, fuori dal Civile (Fotolive)

Brescia, 24 giugno 2015 - Chi meglio delle famiglie che per mesi hanno lottato per Stamina poteva accettare di acquistare a caro prezzo la «terapia innovativa» a base di staminali che doveva guarire da malattie neurogenerative? Il sodalizio scoperto dall’indagine della Procura di Brescia, che ha portato ai domiciliari cinque persone, tra cui Marino Andolina, numero due della Stamina Foundation, aveva preso di mira anche diverse famiglie bresciane che negli anni scorsi avevano cercato invano di accedere ai trattamenti al Civile di Brescia. «Erano venuti ad una cena di beneficenza – racconta Vittorio Pedris, papà di Aurora – per raccogliere i fondi per i trattamenti con staminali che stiamo facendo in Austria e che stanno dando dei risultati positivi certificati dai medici. Sono venuti a farmi vedere dei video di persone che erano migliorate. Non mi hanno convinto, si sono contraddetti su alcuni punti. E poi non avrei mai fatto sottoporre mia moglie all’intervento di liposuzione».

Le infusioni avvenivano in luoghi occasionali, come stanze d’albergo. «Mi spiace per Andolina - conclude Pedris - che si ritrova di nuovo in questa situazione». Qualcun altro, invece, si è fidato, forse spinto proprio dal fatto che le infusioni le facesse Andolina, e ha provato i fantomatici farmaci, pagando fino a 13 mila euro. Di fronte a effetti collaterali negativi, sono nati i dubbi che chi proponeva la terapia non operasse con coscienza. «Noi non siamo stati contattati – spiega Cristina Polvara, mamma del piccolo Nicola, affetto da Sma 1 – perché ci siamo tirati fuori da Stamina da un po’ di tempo. Un anno e mezzo fa ci siamo accorti che stavamo seguendo più Stamina che il bambino e abbiamo scelto un’altra via, quella dell’accettazione. Ora lottiamo solo per farlo vivere». Cristina non si sente di difendere Andolina. «Non penso che un medico pluridecorato possa farsi incastrare o truffare. E’ stato un grande medico, ma adesso ha toppato. Quanto ai genitori, quando ti propongono di fare le infusioni in una camera d’albergo, non si può non pensare che c’è qualcosa che non va».