Paratico, gli antichi vigneti del castello ispiratori dei gironi danteschi

Il Poeta sarebbe rimasto colpito dallo sviluppo a spirale

Le mura diroccate che racchiudevano il vigneto

Le mura diroccate che racchiudevano il vigneto

Paratico (Brescia), 1 aprile 2017 - Sarebbe nascosto tra i vigneti del castello di Paratico il segreto della cosiddetta “Spirale Dantesca”, ovvero il percorso di discesa verso l’inferno e di salita verso il paradiso descritti da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Qui, all’inizio della Franciacorta e al termine del lago d’Iseo, pare che il sommo poeta abbia trovato ispirazione non solo per descrivere i sette cerchi o gironi infernali ma per l’intero impianto del testo che, come spiegano i critici letterari, si basa sulla concentricità e sul movimento a spirale.

L’idea è venuta all’architetto Graziano Schiaretti: responsabile del restauro conservativo del maniero paraticense, iniziato qualche mese. "Osservando i vigneti mi sono reso conto che sono piantati a spirale – dice l’architetto – e probabilmente lo sono da sempre, fin dai tempi in cui si presume che Dante soggiornò a Paratico. Forse furono proprio essi a sucitare nello scrittore l’idea dell’intera struttura della Commedia".

A raccontare della presenza di Dante in quest’angolo del bresciano sono state per prime le cronache della famiglia Lantieri de Paratico. Secondo i documenti Dante, allora “ghibellin fuggiasco”, avrebbe trovato rifugio tra le mura e i vigneti di Lantiero Marchesio di Paratico, potestà di Piacenza e signore di parte delle terre sulla riva bresciana del fiume Oglio.

Nel tempo molti hanno parlato della presenza a Paratico di Dante Alighieri, collegando parti della sua opera principale al territorio. Tra i tanti non è possibile dimenticare le ipotesi del professor Vincenzo Busti che pensava che il panorama di Paratico avesse ispirato Dante nello scrivere il II Canto del Purgatorio, dove esso è raffigurato come un’isola che, nell’immaginario potrebbe essere simile a Monte Isola.

Altri hanno visto nel colle ove si erge il castello quel colle che chiude la valle delineata nel primo canto della Divina commedia. Per la prima volta l’ipotesi, grazie all’architetto Schiaretti, diventa più complicata, ma certo non meno affascinante. I lavori di restauro intanto continuano a spese dei proprietari: una coppia di fratelli di Sarnico, fortemente legati alla struttura, che nel tempo ha subito diversi danni ma che ora, grazie a loro, sta rifiorendo.