Yara, Bossetti incontra il pm. La madre: "Io lo so, sei innocente"

Ester Arzuffi andrà nel carcere di Bergamo, incontrerà il figlio, Massimo Giuseppe Bossetti, non appena riceverà il permesso dalla procura di Gabriele Moroni

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Bergamo, 8 luglio 2014 - «Sono assolutamente sicura della tua innocenza. Te lo dirò appena ci vedremo. Presto. E tu devi essere sicuro che sei figlio mio e dell’uomo che hai sempre avuto vicino». Il messaggio della madre al figlio in carcere, schiacciato sotto la tremenda accusa dell’omicidio di Yara Gambirasio. Ester Arzuffi andrà nel carcere di Bergamo, incontrerà il figlio, Massimo Giuseppe Bossetti, non appena riceverà il permesso dalla procura. Ester Arzuffi non vede il figlio da sabato 14 giugno, due giorni prima che fosse fermato. Le sue giornate trascorrono tutte uguali, le conversazioni con l’avvocato Benedetto Bonomo che l’assiste, sempre meno tempo nell’abitazione di Terno d’Isola, sempre più ore da trascorrere in ospedale, accanto al marito Giovanni, gravemente malato. «Sono pronto per il Dna». È un Bossetti al contrattacco. I difensori, Claudio Salvagni e Silvia Gazzetti, appaiono sempre più intenzionati a richiedere un nuovo test sugli indumenti di Yara, da ripetere in contraddittorio fra le parti. Oggi sarà il giorno del confronto. L’arrestato ha chiesto di venire interrogato dal sostituto procuratore Letizia Ruggeri. Cosa vorrà dire il muratore di Mapello che per due volte è rimasto in silenzio davanti al pm? Si limiterà a reintegrare la sua figura di uomo tutta casa, famiglia e religione, intaccata da più di una ricostruzione giornalistica? Oppure farà altro? Per esempio fornire qualche elemento su come trascorse la serata del 26 novembre 2010, quando Yara uscì dal centro sportivo di Brembate di Sopra. La polizia postale continua a lavorare sui cellulari, le carte Sim, i computer sequestrati. Decisivo, per capire gli spostamenti del muratore quella sera di novembre, individuare a quali dei tre «coni» della cella di Mapello si agganciò il suo telefonino. Anche per spiegare perché, a differenza di tante altre persone intercettate quella sera, Bossetti non venne invitato a rilasciare il campione salivare per ricavarne il Dna. 

gabriele.moroni@ilgorno.net