
Una sala slot
Bergamo, 14 maggio 2015 - Il gioco d’azzardo? Sempre di più una piaga sociale in rapida espansione ma anche un’insidia per gli anziani al punto che, ormai, quasi 9 su 100 in provincia sono a rischio di patologie se non addirittura già problematici. Il dato emerge dall’Indagine campionaria su gioco d’azzardo e stili di vita nella popolazione di 65-84 anni, commissionata dall’Azienda sanitaria locale di Bergamo all’Istituto di fisiologia clinica del Centro nazionale delle ricerche di Pisa. «Un monitoraggio unico nel suo genere, con queste modalità, per la prima volta in Italia», ha sottolineato il direttore generale dell’Asl orobica, Mara Azzi, presentando ieri i risultati della rilevazione nella sede di via Gallicciolli. Proprio per la particolare tipologia dell’analisi, risulta impossibile, al momento, effettuare comparazioni con altri territori e, quindi, dire se il territorio viva una vera e propria emergenza.
Quel che è certo, lo studio è stato capillare: le persone selezionate e contattate sono state 2.100 e le risposte, in busta chiusa al Cnr, sono arrivate dal 51 per cento degli interpellati. Un esito considerato dagli esperti “più che soddisfacente” per un’indagine campionaria. In termini assoluti, per una popolazione totale, compresa nella fascia d’età indicata, di poco meno di 192mila persone, si parla di circa 16mila anziani “problematici o a rischio”. Una quota consistente - e preoccupante - che, se rapportata al solo bacino dei giocatori, arriva a toccare il 17.7 per cento del totale.
Lo studio, tuttavia, non ha riservato solo cattive sorprese: i questionari hanno rivelato che il gioco cosiddetto “sociale” - per intrattenimento e svago, come tombolate e partite a carte senza scommettere soldi - è praticato dal 40.5 per cento degli anziani mentre la metà, il 50.08 per cento, non ha comunque mai frequentato simili forme di divertimento. Emersa anche una certa consapevolezza riguardo al fatto che slot e “gratta e vinci” non costituiscono un’opportunità di socializzazione né un modo per sfuggire dai problemi quotidiani (rispettivamente ne sono convinti l’83 e il 60 per cento) mentre un’ampia fascia, pari al 50 per cento, seguita a considerare il gioco come “una possibile fonte di guadagno”. Intanto, però, il 97 per cento ammette che tali pratiche “possono generare dipendenza” e solo il 10 per cento ritiene il gioco d’azzardo “per nulla rischioso” e il 9 “poco rischioso”. L’indagine è stata condotta con il sostegno di Federconsumatori e Adiconsum, i sindacati dei pensionati di Cisl e Cgil e il Consiglio di rappresentanza dei sindaci.