Tavernola, sub morto impigliato nelle reti: a giudizio i pescatori di frodo

Padre e figlio di Monte Isola devono rispondere di omicidio colposo per la tragedia all'Iseo, sotto accusa anche l'amico istruttore di immersioni

Lorenzo Canini durante un'immersione

Lorenzo Canini durante un'immersione

Tavernola (Bergamo), 21 ottobre 2017 - Di prima mattina, aveva lasciato la sua abitazione di Ponteranica e raggiunto un amico istruttore, che era stato suo maestro, per trascorrere una bella giornata invernale dedicata all’attività preferita: le immersioni subacquee. Erano le 8 del 3 gennaio 2015. Solo due ore dopo, nelle acque del lago d’Iseo, a Tavernola Bergamasca, Lorenzo Canini, 39 anni, sposato e padre di un bambino piccolo, ha trovato la morte: imprigionato in una rete da pesca abusiva, è annegato.

Per questo tragico episodio, ieri il gup del tribunale di Bergamo, Federica Gaudino, ha rinviato a giudizio con l’accusa di cooperazione in omicidio colposo l’istruttore che era con Canini, F.B. 57 anni, di Bergamo, e i due pescatori, V.S., 57 anni, e L.S., 28 anni, padre e figlio di Monte Isola, che avrebbero piazzato le reti, per di più con una maglia fuori norma, in una zona vietata per la sicurezza dei bagnanti, proprio di fronte alla caserma dei carabinieri. Padre e figlio però negano che le reti fossero le loro. Il processo inizierà il 1 marzo 2018.

ll pm Letizia Ruggeri aveva chiesto il proscioglimento dei tre imputati, in quanto non riteneva provata la colpevolezza nella morte del 39enne. Ma il gup Gaudino ha deciso che la vicenda deve essere approfondita a processo. Già in due occasioni, nel corso delle indagini, il pm aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo, a cui si erano opposti gli avvocati Davide Mancusi e Michele Cesari, che assistono moglie, figlio e padre di Canini. Alla fine, era stato il gup Tino Palestra (ora in pensione) a disporre l’imputazione coatta per i due pescatori e per l’istruttore amico di famiglia.

Secondo quanto ricostruito, la tragedia era avvenuta intorno alle 10, a 33 metri di profondità e a 95 dalla riva. Il 39enne all’improvviso si era trovato imprigionato con una pinna in una rete e aveva cercato di liberarsi con l’aiuto del compagno, ma era riuscito solo ad attorcigliare ancora di più la rete attorno alle gambe. F.B. era allora risalito in superficie per chiedere aiuto e aveva avvisato il consigliere comunale Sergio Cancelli, che si trovava sul piazzale antistante il lago. Si era quindi immerso di nuovo per tentare di liberare l’amico. Non riuscendoci, era nuovamente risalito in superficie in apnea (rischiando una embolia), proprio quando stavano arrivando i soccorsi. Questi ultimi, però, non avevano potuto far altro che constatare la morte di Canini per annegamento.