Finanza: arrestato falso prete

Il sedicente "don Leo" è stato arrestato con l'accusa di circonvenzione di incapace e millantato credito

L'arresto da parte della Guardia di Finanza (De Pascale)

L'arresto da parte della Guardia di Finanza (De Pascale)

Bergamo, 19 maggio 2017 - Un sedicente sacerdote che si faceva chiamare 'don Leo' e che vantava false conoscenze in alte sfere, è stato arrestato oggi dalla Guardia di Finanza di Bergamo. I finanzieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del 44enne pugliese, ritenuto responsabile di circonvenzione di incapace e millantato credito. Si tratterebbe - secondo le accuse - di un trasformista abile nell’immedesimarsi in ruoli diversi: da falso sacerdote a uomo delle istituzioni. In base a quanto ricostruito si sarebbe anche fatto passare per portavoce della famiglia Scazzi (completamente estranea alla vicenda) all’epoca della scomparsa di Sarah.

Secondo quanto accertato dalla Finanza, tra le vittime del falso sacerdote ci sarebbe anche un anziano, che ha vissuto nel 2013 un duplice lutto: la morte di sua figlia Alessia Olimpo, 36 anni (moglie di Alberto Calderoli, nipote del senatore leghista Roberto Calderoli) e della nipotina. Il sedicente "don Leo" secondo gli investigatori avrebbe approfittato della debolezza psicologica dell'uomo mettendo a punto un piano per estorcergli denaro. Gli avrebbe fatto credere che dietro la tragedia che lo aveva colpito nei suoi affetti famigliari ci sarebbe stato - scrive la Finanza - "un complotto di matrice politica ordito dai servizi segreti preordinato a insabbiare il caso giudiziario". Don Leo avrebbe così indotto la sua vittima a versare soldi per far fronte a spese per indagini e trasferte di funzionari di polizia e magistrati inesistenti, denaro che in realtà sarebbe stato intascato dal finto prete.  

A chiedere l'arresto è stato il pm di Bergamo Gianluigi Vettori e l'ordinanza è stata firmata dal gip Federica Gaudino, che ha anche disposto l'obbligo di firma nei confronti di un finanziere accusato di accesso abusivo alle banche dati, in quanto avrebbe agevolato l'attività del falso sacerdote fornendogli informazioni sensibili e riservate. Il sedicente "don Leo" ha negato la accuse.