Le immagini delle telecamere a circuito chiuso restituiscono una scena di inaudita violenza, quella con cui Emanuele De Maria aggredisce e accoltella al collo il collega Hani Nasr in via Napo Torriani a Milano davanti all’Hotel Berna dove i due lavorano. È sabato mattina, l’alba del 10 maggio: siamo nel mezzo di una delle più brutte e sconvolgenti pagine di cronaca nera che Milano ha vissuto negli ultimi anni. L’epilogo è noto: domenica mattina Emanuele De Maria, detenuto in permesso lavoro, si lancia nel vuoto dal Duomo tra turisti e passanti, togliendosi la vita. Era braccato. Venerdì aveva ucciso con 4 coltellate la 50enne cingalese Chamila Wijesuriya, barista dello stesso albergo. Lo si scoprirà dopo: il suo corpo viene trovato domenica al Parco Nord. Tra venerdì e sabato mattina, una notte da evaso per De Maria, prima di colpire ancora e ridurre in fin di vita Hani Hasr nella seconda sequenza del piano omicida. Gli occhi elettronici privati la riprendono con precisione: una telecamera posta vicino all’ex Gintoneria cristallizza l’inseguimento concitato con il detenuto di Bollate che rincorre a piedi a tutta velocità la vittima cercando di ferirlo con l’arma che ha in mano. Nel video successivo girato dalle telecamere dell’albergo esplode la violenza: si vede il coltello brandito dall’aggressore prima cadere per terra e poi raggiungere all’altezza del collo il 50enne egiziano. È la sua ultima immagine da vivo primo del suicidio in piazza Duomo.
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